domenica 19 ottobre 2008

Gay Pride: "Arriveremo a De Ferrari". Nel logo comparirà la Lanterna.

(Donatella Alfonso - La Repubblica, edizione di Genova) Il Gay Pride 2009 di Genova comincia la lunga marcia organizzativa, e affida alla presentazione del libro-autobiografia di Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay (martedì alle 18 da Fnac) la prima "uscita" pubblica del Comitato Genova Pride. Che intanto, come spiega Francesco Serreli, sta lavorando per mettere a punto sito web e programma, con un logo in cui «non può non esserci la Lanterna». per la sfilata finale resta, per ora, ferma la data del 13 giugno anche se l´attesa è tutta per l´annuncio della data delle elezioni europee.

Altre date sono peraltro già allo studio, in attesa di incontrare i vertici della Curia genovese per spiegare come non ci sia, in ogni caso, intenzione di entrare in contrasto con il mondo cattolico nel caso ci si trovasse a condividere le strade nella stessa giornata con la processione del Corpus Domini. «Nessuna contrapposizione» è la parola d´ordine, e il Comitato Pride ha già messo a punto tre percorsi di massima per la sfilata che, in nessun caso, interessano San Lorenzo e i dintorni della cattedrale. «L´unica cosa su cui non vogliamo cedere è De Ferrari - spiega Serreli - È la piazza simbolo della città, è lì che vogliamo arrivare, passando da via Venti Settembre, la strada principale. La partenza può essere da Sampierdarena, dalla Stazione Marittima, dalla Foce; il percorso dovrebbe essere di circa sei chilometri, ma su strade ampie, dove ci sia spazio per la gente ai lati della sfilata, che si svolge su camion. Siamo disposti a studiare ogni percorso ma, ripeto, De Ferrari non si tocca».

Tutti elementi da valutare nel dialogo con la città, che peraltro è già avviato, come conferma anche la presenza, alla manifestazione con Grillini, di assessori alla cultura e alle pari opportunità di Comune, Provincia e Regione: anche se nell´agenda del Comitato, dopo gli incontri con Repetto e Vincenzi manca ancora quello con Burlando. «Del Pride ne parlerò in giunta ma sono certo che non mancherà l´appoggio - assicura Fabio Morchio, assessore regionale alla cultura - Con la tradizione che abbiamo nella nostra regione è chiaro che queste persone dovranno essere bene accolte, anche se sarà saggio evitare la coincidenza con altri eventi, del mondo cattolico e civile. per il resto sarà una grande occasione di incontro per tutta la città che sono sicuro saprà accogliere i partecipanti. anche perché il Gay Pride non fa più scandalo». dal canto suo Andrea Ranieri, assessore alla cultura del Comune, conferma il sostegno di Tursi (che ha avviato un gruppo di lavoro specifico) specialmente per quanto riguarda gli eventi che precederanno e accompagneranno il percorso del Pride vero e proprio. «Non solo appoggeremo quelli del Comitato, ma ho anche due o tre idee che vorrei mettere a punto» chiarisce Ranieri.

Dalla gran messe di idee e proposte, infine, dovrà emergere entro la fine dell´anno un programma preciso che però sconta ancora l´incertezza della data conclusiva. E altrettante certezze ci vorranno, sempre in tempi brevi, sui fondi. Perché l´iniziativa, anche in base alle esperienze degli anni passati in altre città - Milanto, Torino, Bologna - impegna circa 300 mila euro, in parte garantiti dagli enti locali, in parte da sponsor. Questi sono in genere "dirottati" proprio sulla sfilata, in maniera da non impegnare alcuna amministrazione sul momento di festa e anche di provocazione.

domenica 5 ottobre 2008

Mirella Izzo risponde al comunicato sul Pride del Comitato Gay e Lesbiche di Prato.

La mia risposta è a nome di Crisalide AzioneTrans Genova e non del Comitato Promotore tutto. Il che non vuol dire che non sia condivisa, ma che non è stata discussa, emendata, approvata (o no). Il fatto che scriva a nome di AzioneTrans e non del Comitato Promotore (ci riuniamo martedì) o di Arcigay, ha in sé la prima risposta da dare a "Gay e Lesbiche di Prato".

Forse si pensa di colpire la "grande armata Arcigay", con questi comunicati; in realtà si offendono, considerandole poco più che vassalle, realtà completamente diverse e che sono le VERE promotrici del GenovaPride. Chi ha firmato e/o aderito? Promotori: Crisalide Genova di AzioneTrans, L'Approdo Genova di Arcigay, Le Ninfe Genova di ArciLesbica.

A livello nazionale la nostra candidatura è stata accettata immediatamente da Arcigay, ma anche dall'Agedo e dalle Famiglie Arcobaleno. Abbiamo anche altre prime adesioni, ma di questo risponderemo come Comitato Promotore (colgo l'occasione per ricordare che è stata attivata la mail comitato@genovapride.it cui possono essere inviate adesioni).

Metodo antidemocratico, si dice e atteggiamento sopraffattorio di Arcigay.

Vediamo di ristabilire la verità che, personalmente, ho già cercato di spiegare sul blog ma che non ha avuto il piacere di grandi risonanze, come peraltro il documento ufficiale di invito all'adesione del Comitato, (leggibile qui in attesa di attivazione del sito ufficiale).

Che Arcigay abbia indetto il Pride a Genova è semplicemente falso.

La richiesta nasce dalle Ass.ni firmatarie locali (genovesi).

Perché abbiamo mandato la nostra richiesta ad Arcigay, ArciLesbica, AzioneTrans, Famiglie Arcobaleno, Agedo e non abbiamo mandato una mail circolare a tutte le Associazioni?

Lo avremmo fatto certamente prima di Bologna. Dopo ci era impossibile farlo, politicamente.

Ci era impossibile perché il movimento, dopo i noti fatti, non ha più raggiunto una decisione condivisa se fare i Pride itineranti o sempre a Roma.

E' evidente che, in prima battuta, noi ass.ni genovesi, abbiamo mandato l'invito ad appoggiarci alle Ass.ni che si erano espresse per il Pride itineranti e che avessero una struttura nazionale.

Potevamo mandare la mail a tutto il "mondo".. convocare anche noi "stati generali"? Si certo.. avremmo potuto, con il risultato di riavviare le zuffe post (ma anche pre) Bologna.

Non è agendo come abbiamo agito che si evitano? Forse, ma le Ass.ni genovesi, a mio parere, hanno fatto un grande atto politico: evidenziare la divisione del movimento. Esisteva un percorso per cui la nostra candidatura poteva essere serenamente discussa quando la "spaccatura" fra "pride itineranti" e "pride Romani" non è stata neppure più affrontata a livello inter associativo?

Al Comitato di Prato sarebbe più piaciuto che non vi fossero candidature locali per arrivare "senza concorrenti" a dare a Roma il Pride Nazionale? Sarebbe qeusto un processo democratico o semplicemente l'espressione di una povertà del movimento che saprebbe organizzarsi solo a Roma? Aggiudicarsi il Pride per assenza di concorrenza è un processo democratico? In un certo senso si, ma triste. Specie sapendo che non tutto il movimento è per il Pride a Roma (mi sento di escludere le Ass.ni solo Romane nella "conta"... troppo ovvio.. peraltro sia Mieli sia Di Gay Project hanno - sia chiaro, legittimamente - circuiti commerciali limitrofi e quindi ben disponibili ad accogliere il turismo glbt tutti gli anni).

Chi ha già letto in buona fede il post pubblico, già linkato sopra, saprà che il PRIMO comunicato stampa uscito per il Genova Pride fu, in parte, fraintendibile. Mi risulta (ma queste cose non si pubblicizzano) che, sia da parte del Comitato, sia da parte di chi firmò quel primo comunicato (fra cui Arcigay), non vi sia stato problema a chiarirne meglio il significato e a ridescriverne i contorni reali.

Genova (e non Arcigay) non impone niente a nessuno. Si propone e l'ha fatto - IN ASSENZA DI UN COORDINAMENTO NAZIONALE LGBT PER I PRIDE" - alle ass.ni nazionali in prima istanza (un Pride Nazionale senza adesione delle ass.ni nazionali secondo noi ha poco senso anche se è una opinione... e sicuramente è la nostra di Crisalide, perché se Arcigay non può fare il "suo Pride", non lo si può fare neppure "contro Arcigay" per un motivo di cui dico dopo).

Quindi Genova è candidata al Pride Nazionale. Direi UNICA al momento, visto che non si è affatto deciso unitariamente che i pride sarebbero stati fatti tutti a Roma. Anzi, si decise di spostare di un anno Bologna per fare il pride a Roma nel 2007, poi Bologna nel 2008 e poi si sarebbe dovuto di nuovo discutere... ma non è accaduto. Peraltro dopo aver raggiunto accordo unitario di Roma 2007 e Bologna 2008, non abbiamo trovato particolarmente carino che Roma, nel 2008 abbia indetto il pride prima del nazionale, sapendo quanto sia il PRIMO, il Pride che ha più visibilità mediatica (OVUNQUE SI SVOLGA). Ho scritto "non è stato carino" perchè amo gli eufemismi.... Forse altri avrebbero scritto "un semi tradimento dell'accordo raggiunto (alla faccia della democrazia). Insomma, non vedo questa grande differenza tra l'assegnazione dell'Europride a Roma nel 2011 (cui diamo appoggio incondizionato) in assenza di avversari e la candidatura di Genova. Anzi ne vedo una: per gli Europride ESISTE UNA STRUTTURA INTERNAZIONALE CHE DECIDE, per l'Italia no e... guarda come noi genovesi siamo stronz*, abbiamo - nel proporci - immediatamente chiesto la costituzione di un coordinamento interassociativo esclusivo per i Pride (che non decida solo dove ma metta a disposizione le esperienze precedenti a chi subentra), E' nel nostro documento di presentazione. Perché? Per evitare questa tristezza a chi verrà dopo di noi.

QUESTIONE PRIDE A ROMA.

Le motivazioni addotte perché i pride si facciano sempre nella capitale, a mio parere denotano soltanto una scarsa conoscenza della storia italiana così peculiare, così diversa da quella di TUTTE le altre nazioni europee.

Non credo di dover far la storia di come sia nata l'Italia: a tavolino per mano dei Savoia.

Un'italia senza neppure una lingua comune e poi addottata anch'essa a tavolino.

I Pride in Italia si sono sempre fatti itineranti perchè la nostra è una tradizione di tante ex capitali regionali... Città importanti sparse ovunque. Altri paesi contano massimo 5 città (forse eccetto la germania) metropolitane, molte anche meno. In Italia è diverso: Milano è meno capitale di Roma? Firenze? Genova? Torino? Venezia? Napoli? Palermo? ecc.

Quindi ha un senso, il pride itinerante, in Italia per ragioni storiche. Da sole non basterebbero: in fin dei conti l'Italia è stata fatta ormai da tempo... Ma ci sono altre motivazioni: il pride itinerante porta ai cittadini di TUTTA Italia (cosa più importante dei palazzi, mi pare, dato che sono loro a fare l'opinione pubblica) le nostre istanze. Un'Italia che ancora parla diverse lingue e che ha spinte secessioniste non da poco al suo interno.

La seconda motivazione addotta per i Pride sempre a Roma è altrettanto traballante, a mio parere.

"A Roma c'è il potere politico e mediatico. Dobbiamo fare i Pride dove ci sono i Palazzi in cui si decide, altrimenti non incidiamo", sentiamo dire.

A parte che è sconvolgente sentire questi ragionamenti da associazioni decisamente più "movimentiste" della nostra... e che, nella mia povera testa, dovrebbero semmai andare verso la gente e non verso le stanze del potere (seppur solo a protestare e nei giorni in cui sono chiuse). Pride a Roma? Allora che sia di Mercoledì.... I palazzi sono aperti.

A parte questa considerazione, a me sembra così evidente la non veridicità di tali affermazioni che mi imbarazza persino fare esempi (tra moltissimi) che dimostrano il contrario di quanto affermato dogmaticamente. Genova 1960: manifestazione operaia fa cadere il Governo Tambroni. TAV: non parte grazie alle manifestazioni in loco organizzate dalla gente. Base di Vicenza: manifestazioni e proteste in loco hanno posto la questione della base Nato come questione nazionale di cui si sono occupate tutte le trasmissioni politiche radiotelevisive e tutti i giornali. Genova, G8... non ne voglio parlare perché sto male a pensarci ma tutti sappiamo che quella giornata sarà ricordata in tutto il mondo.

Stonewall, New York. Manifestazione contro abolizione Art. 18 a Roma... Perché metto anche Roma? Autorete? No... Perché furono i 2.000.000 (due milioni) di persone portate in piazza dalla CGIL a far desistere il Governo a portare avanti l'iniziativa, come i moti di Genova del '60 fecero cadere Tambroni.

Motivazioni che a me appaiono o un po' ignoranti (nel suo significato etimologico) o un po' "pelose".

Anche perché mi sembra che la questione "Pride a Roma" sia diventata l'unico appiglio concreto ad una disputa ideologica (che - senza sto cappellino - sarebbe incomprensibile a chi non è nel movimento e anche ben ben addentro) che non sto a raccontare avendo avuto il suo "epilogo"(?) nei "fatti di Bologna".

Scrivendo mi rendo conto che non sto facendo altro che ripetere quanto ho scritto PRIMA del documento di "Prato" sul Blog "Di Trans/Verso"... che arriva a porre questioni, domande, critiche che hanno già avuto una risposta almeno da una delle tre ass.ni promotrici (e che, penso di poter dire essere condivisa dalla maggior parte del Comitato, ma ne parleremo martedì).

Come si dice... Repetita Juvant.. Almeno lo spero.

C'è poi tutta la questione di rappresentatività presunta di Arcigay e del suo circuito commerciale. Non sta a me rispondere su questo argomeno. L'unica cosa che posso, anzi, devo dire, nel momento in cui abbiamo scelto di rivolgerci in primis ANCHE ad Arcigay (siamo in attesa di una risposta anche da altre Ass.ni Naz.li), è che, al di là del circuito commerciale, le sedi di Arcigay sono sparse in tutta Italia e queste non c'entrano con il circuito commerciale (se non per sovvenzionarsi).

Infine ed in ultimo. Dovremmo essere consapevoli di rappresentare persone che spesso hanno grandi problemi economici (sicuramente posso affermarlo per la componente trans del movimento, che - nel nome e nei fatti - non è di interesse primario per il Comitato Gay e Lesbico di Prato) ed i Pride itineranti sono l'unica opportunità possibile per queste persone di partecipare alla più importante manifestazione anche festosa, sicuramente socializzante del movimento. Non a caso, nel proporci per quest'anno, abbiamo anche scritto che auspichiamo per il 2010 un pride nazionale nel sud (personalmente penso a Catania dove da anni Open Mind, recentemente insieme ad Arcigay, organizza da sempre Pride con delle piattaforme rivendicative, a mio parere, fra le più interessanti in Italia .

Per noi inoltre, Pride a Genova, vuol dire anche Pride nelle regioni limitrofe che vorranno partecipare per andare verso un'idea (che lanciò TorinoPride, se non erro) di Pride interregionali... Nord, Centro, Sud, che consentano la partecipazione alla più ampia % della "nostra gente". Quella di cui ci si dimentica troppo spesso.

Mi permetto di invitare il Comitato Gay e Lesbico di Prato di leggere o rileggere il nostro primo documento programmatico, l'innovazione nei contenuti proposta (non ultima la definizione di Pride LGBTQI che ha delle motivazioni precise) con occhi liberati da pregiudizi ideologici. Il Comitato - o almeno le ass.ni (anche) Queer - potrebbe invece essere contento di vedere un Arcigay aperto alle questioni TQI, cosa inimmaginabile solo 10 anni fa, forse anche meno.

Concludo e ribadisco tre cose:

per le adesioni: comitato@genovapride.it
sito web (coming soon): http://www.genovapride.it
Primo documento del Comitato GenovaPride 2009
Considerazioni di Crisalide AzioneTrans sulla questione "Pride a Genova".

Il comitato gay e lesbiche di Prato critica il metodo dell'Arcigay per la scelta del Pride 2009 a Genova.

Salve a tutti/e/*. Ci presentiamo: siamo il Comitato Gay e Lesbiche Prato, associazione gay e lesbica operante a Prato da oltre due anni, formatasi grazie all’iniziativa del suo fondatore già attivo in altre realtà di Movimento GLBT in Toscana, ed oggi punto di riferimento della comunità gay e lesbica della nostra città e delle zone limitrofe.
In questi anni grazie alla collaborazione di uomini e donne omosessuali che hanno supportato a vario titolo le iniziative dell’associazione, il gruppo è cresciuto sia nel numero dei/delle partecipanti, sia nel numero e importanza degli eventi (culturali, ludici o più prettamente politici) che si sono realizzati nella nostra città. L’obiettivo primario che abbiamo perseguito è sempre stato quello di migliorare la qualità di vita di gay, lesbiche, trans, bisessuali di Prato e provincia lottando contro l’omofobia e il pregiudizio.

Abbiamo così cercato di creare occasioni di dialogo e di incontro tra la comunità gay e lesbica e la città favorendo la conoscenza reciproca e l’approfondimento di tematiche in Italia troppo spesso emarginate e distorte o addirittura strumentalizzate a fini politici.

Ebbene movimenti locali come il nostro in Italia ne esistono molti, che spesso con fatica e poche risorse, ma con grande determinazione cercano di lottare contro l’indifferenza dei politici, il pregiudizio della gente, le piccole o grandi discriminazioni che i gay, le lesbiche, i/le trans e i/le bisessuali si trovano ancora oggi a subire in questo Paese.

Oltre a queste associazioni sin dagli anni ‘80 in Italia è nato un gruppo che si è dato una organizzazione nazionale appoggiato dall’ARCI e gravitante all’interno del mondo politico della sinistra italiana. Tale associazione e cioè l’Arcigay, essendosi strutturata a livello nazionale ed avendo trovato il modo di finanziarsi attraverso una sorta di tesseramento praticamente obbligatorio da parte di tutti coloro che in Italia desiderano frequentare i cosiddetti locali gay (bar, circoli, saune, discoteche ecc.) senza il quale in questo paese il 90% dei locali sarebbe precluso, ha di fatto svolto un ruolo politico/istituzionale che sicuramente va oltre la reale rappresentatività di persone impegnate concretamente nell’associazione per conseguire gli obiettivi di lotta contro l’omofobia e per i diritti di gay, lesbiche e trans.

Insomma le migliaia dei cosiddetti soci di Arcigay non sono soci effettivi che partecipano all’attività dell’associazione, ma sono semplicemente le migliaia di gay che in Italia come in ogni altro paese dell’Occidente frequentano locali gay per svago, divertimento, incontri, sesso, tempo libero. Molti di loro sanno a malapena cos’è Arcigay, ma sono soci semplicemente perché questo è l’unico mezzo per poter accedere ai locali, che sono formalmente circoli privati Arcigay, ma di fatto sono semplici esercizi commerciali con fini di lucro.

Tali premesse sono importanti per capire alcune situazioni che si sono venute a creare ultimamente all’interno del Movimento GLBT italiano in modo sempre più evidente.

Le decisioni di Arcigay sulla scelta delle città italiane in cui far svolgere il Pride, sulle modalità di manifestazione e anche su alcuni indirizzi politici del Movimento, non sono stati condivisi e partecipati dal Movimento GLBT nazionale nel suo complesso, ma solo da Arcigay.

E’ ovvio che Arcigay possa prendere legittimamente le proprie decisioni e fare le proprie scelte, ma non può parlare a nome del Movimento GLBT italiano in quanto non ne ha la rappresentatività.

Il Comitato Gay e Lesbiche Prato, così come le altre associazioni e gli altri gruppi che operano in molte realtà locali in tutto il Paese, non sono state interpellate sulla scelta della città di Genova quale sede del Gay Pride Nazionale 2009.

A questo proposito la nostra associazione ha da sempre sostenuto che la sede ideale e “naturale” del Pride Nazionale fosse la città di Roma, capitale politica del Paese, posta al centro dell’Italia e sede del Vaticano.

La visibilità di una manifestazione di questo tipo nella Città Eterna e il conseguente impatto mediatico dovuto anche alla presenza delle principali reti televisive nazionali e delle testate giornalistiche più importanti sono di gran lunga maggiori che in qualsiasi altra città italiana. Solo questa motivazione giustificherebbe tale scelta, soprattutto in un momento politico come questo in cui i movimenti “scomodi” e portatori di valori e idee non “omologati” e sovente antitetici con quelli della Chiesa Cattolica e della Destra razzista e omofoba sono sempre più emarginati e far sentire la propria voce nel fracasso assordante del conformismo dilagante diventa sempre più prezioso e importante.

Peraltro l’esempio delle nazioni a noi più vicine ci conforta, dal momento che in tutti i principali paesi europei i Pride nazionali si svolgono ogni anno nella capitale con grande partecipazione di cittadini/e/* e con elevato impatto mediatico conseguente.

Ultimo aspetto da considerare, ma non di secondaria importanza, è il fatto che in Italia la capitale è anche situata al centro geografico del paese: ciò facilita la partecipazione da ogni regione sia del Sud che del Nord evitando possibili discriminazioni e disparità che potrebbero nascere per questo motivo e garantendo un afflusso di partecipanti sicuramente più cospicuo.

D’altra parte, come avviene in gran parte dei paesi europei, siamo favorevoli anche a Pride locali o regionali da decidere in comune accordo con le associazioni presenti sul territorio da tenersi in un paio di località di volta in volta diverse ogni anno. I Pride locali hanno certamente una loro validità, che è soprattutto quella di incoraggiare e stimolare le realtà gay, lesbiche, trans, bisessuali locali a crescere e a “venir fuori” sostenute da una associazione nazionale come Arcigay e da tante realtà locali come la nostra.

Portare le idee e i principi innovatori del Pride nella provincia può sicuramente aiutare tante persone omosessuali ancora “velate” a venir fuori e a sentirsi meno sole anche in realtà difficili o semplicemente periferiche. Nondimeno i/le cittadini/e/* di tali zone avrebbero un’occasione di conoscere gay, lesbiche, trans, bisessuali alla luce del sole contribuendo a far cadere pregiudizi e luoghi comuni purtroppo ancora presenti soprattutto nella provincia italiana.

Fatte queste considerazioni, il Comitato Gay e Lesbiche Prato intende sottolineare che il Pride Nazionale di Genova, indetto da Arcigay per il prossimo anno, se si farà, non è un Pride Nazionale ma è il Pride di Arcigay a cui potranno aderire altre associazioni se lo riterranno opportuno oppure potranno solo partecipare senza adesione o anche non partecipare affatto.

Come abbiamo detto, la decisione di Arcigay è stata presa senza contattare, per quanto ne sappiamo, alcun movimento, associazione, gruppo GLBT italiano; per questo non si può definire nazionale.

Tale aggettivo potrebbe essere usato qualora ci fosse stato un consenso di partenza se non di tutto, perlomeno di gran parte del Movimento GLBT italiano come ci si attende da ogni sistema democratico che si rispetti.

Come Comitato Gay e Lesbiche Prato ci teniamo a precisare questi aspetti, non per sminuire il ruolo di Arcigay in questo Paese o per rivalità di bottega, ma per rappresentare la realtà del Movimento GLBT italiano per quella che effettivamente è, e cioè una realtà plurale, ricca e variegata. Chi parla a nome del Movimento GLBT nazionale dovrebbe essere consapevole di questo, ricercando il consenso prima di prendere decisioni e non dopo, a cose fatte.

Saluti a tutti/e/*
COMITATO GAY E LESBICHE PRATO
www.gayelesbicheprato.it

mercoledì 1 ottobre 2008

Gay Pride 2009, incontro Vincenzi-promotori.

(Il Secolo XIX) Una delegazione del comitato promotore del Gay Pride 2009 (che si dovrebbe tenere a Genova), composta dalle associazioni Crisalide Azione Trans, Arcigay L’Approdo e ArciLesbica Le Ninfe, ha incontrato in mattinata il sindaco del capoluogo ligure, Marta Vincenzi: «L’incontro è stato molto positivo», ha fatto sapere un portavoce del comitato, anche se la data del corteo (il 13 di giugno) resta per ora invariata.

Secondo quanto spiegato, la «Vincenzi ha espresso una grande attenzione per le istanze lesbiche, gay, bisessuali e transgender e ha dato la disponibilità del Comune per lavorare assieme nella costruzione di un percorso che porti alla realizzazione di una grande manifestazione nazionale».

Alla richiesta di spostare la data proposta per il corteo, a causa della coincidenza con le celebrazioni cattoliche del Corpus Domini, ha risposto Riccardo Gottardi, segretario nazionale Arcigay: «Si tratta di una decisione che deve essere frutto di un confronto collettivo che coinvolgerà il movimento Lgbt (lesbiche, gay, bisex e transgender, ndr) nazionale e la comunità genovese. Fra i fattori esterni che potrebbero determinare uno spostamento c’è anche la possibile coincidenza con le elezioni Europee. Sino a che non ci sarà un consenso comune su questa modifica, lasceremo il 13 giugno 2009 come data proposta. Restiamo disponibili a discutere civilmente con gli organizzatori della concomitante processione del Corpus Domini i termini migliori per un sereno svolgersi di entrambi gli eventi».

venerdì 19 settembre 2008

Arcigay "La sfilata non sarà una provocazione". Mancuso: non siamo contro la Chiesa.

(La repubblica, edizione di Genova) "Per noi l´obiettivo non è fare qualcosa contro la Chiesa, ma dialogare con la Chiesa; è chiaro che se da parte ecclesiale ci saranno attacchi, noi risponderemo. Ma per il momento ci attestiamo alla posizione che ha espresso il cardinale Bagnasco, e io ripeto che vorrei incontrarlo, così come si è potuto fare con i vescovi di altre città": Aurelio Mancuso, presidente nazionale di Arcigay, ribatte così alle accuse di don Marco Doldi sulla scelta di Genova come sede del Gay- Pride come una vera e propria provocazione verso i credenti e soprattutto la Chiesa, visto che questa è la città del presidente della Cei. E per quanto riguarda la data finale del Gay Pride, chiarisce che si tratta solo di una scelta indicativa, in attesa di certezze sulle elezioni europee. «Don Doldi si vada a leggere il numero di giugno di "Argomenti sociali", la rivista dei gesuiti - dice Mancuso - Si parla della ricerca svolta dal gruppo di bioetica dei gesuiti che conclude come le unioni civili omosessuali siano positive per la società...». E la scelta di Genova, aggiunge, è stata fatta considerando che si tratta di una grande città dove però il movimento omosessuale è ancora poco alla luce; «che a Genova c´é Bagnasco, in verità, ce ne siamo ricordati soltanto dopo». Sabato e domenica a Bologna il consiglio nazionale di Arcigay discuterà anche dell´evento genovese, per cui è già partita la macchina organizzativa.

Genovapride. La sindaca: "Alla sfilata senza la fascia tricolore".

Il "Cittadino" aveva denunciato il rischio di "messaggi pornografici e blasfemi" nel corso della manifestazione. Mancuso: Non siamo conotro la chiesa.
(Wanda Valli - La Repubblica, edizione di Genova) Gay Pride ancora sotto accusa. Questa volta è il "Cittadino", settimanale della Curia, con monsignor Marco Doldi a preoccuparsi per "messaggi pornografici e blasfemi" che potrebbero arrivare dalla sfilata. A turbare, per esempio, bambini e famiglie. Per evitare il tutto, "in nome della laicità" devono essere le autorità a intervenire, suggerisce. Marta Vincenzi, il sindaco di Genova, giudica le critiche "troppo severe" verso chi, per un giorno, porta in pubblico l´orgoglio di una condizione comunque difficile. Lei preferisce rifarsi a quanto ha detto il cardinale Bagnasco, sul "Gay Pride", parole che lei giudica "il punto più alto raggiunto dalla Chiesa nel dialogo", una manifestazione di vera laicità. E ricorda: «non sarò al Gay Pride come Sindaco, valuterò che fare come persona privata, così come il Comune deciderà sul patrocinio solo dopo aver esaminato bene il programma». Poi annuncia un incontro, sulla data della sfilata, con il presidente nazionale di Arcigay.

Sindaco Marta Vincenzi, monsignor Doldi invita le autorità laiche a vigilare su eventuali "messaggi blasfemi" che potrebbero arrivare dalla sfilata. Vigilerete?
«Intanto le autorità locali non hanno il potere di autorizzare o meno manifestazioni, spetta a altri. Non sarebbe un buon approccio se il sindaco esprimesse la sua valutazione».

Ma lei ha già annunciato che parteciperà al Gay Pride.
«Vorrei fosse ben chiaro che un conto è la figura del sindaco, con le sue scelte, un conto è la persona».

Marta Vincenzi, sindaco di Genova che ha accolto il Papa al Gaslini con l´orgoglio di un laico rispettoso, che farà?
«Non andrei mai a questa o a altre manifestazioni con la fascia tricolore, così come la nostra amministrazione deciderà sul patrocinio vedendo che tipo di sfilata sarà, visto che i Gay Pride, negli anni, sono stati diversi. Tornando al ruolo di sindaco, sono presente con la fascia quando, in occasioni anche religiose come il Corpus Domini, so di rappresentare un punto di equilibrio per la città. Così accade il 25 Aprile che riconosce e celebra la Costituzione, a partire dal fatto che la nostra è una repubblica antifascista. Valori in cui credo profondamente e sono orgogliosa di rappresentare Genova, città medaglia d´oro della Resistenza. Il Gay Pride è altro, è una manifestazione laica, valuterò come persona che ha le sue idee, le sue convinzioni».

Le critiche di monsignor Dondi, arrivano dopo le parole molto pacate del cardinal Bagnasco, il presidente della Cei.
«Ho molto apprezzato la posizione del cardinale, è stato il punto più alto del dialogo con una Chiesa che non rinuncia al suo ruolo, ma con un atteggiamento aperto. E´ una posizione laica e a questa mi ispiro per l´atteggiamento che avrà il Comune».

Ma quelle critiche, il timore che bambini possano assistere a spettacoli indecenti e il resto, rimangono.
«Mi sembrano un po´ troppo severe, forse perché ho vissuto in passato periodi in cui ho provato a difendere diritti negati. E spesso, quando si fa questo, si usano forme folcloristiche per attirare l´attenzione. Non si deve dimenticare che chi è omosessuale ha comunque problemi, deve fare i conti con un qualcosa che segna la vita, non a caso. E allora prendersela con chi, per un giorno tira fuori l´orgoglio senza vantarsi, ma senza nascondersi, ecco non mi trova in sintonia».

Si chiede, però, di non far sovrapporre la sfilata con la festa cattolica del Corpus Domini. E´ d´accordo?
«Mi pongo il problema di Genova che deve accogliere istanze diverse, mi muoverò, chiederò agli organizzatori del Gay Pride di essere all´altezza delle posizioni espresse dal Comune e dal cardinal Bagnasco. Lo farò i nome dei diritti sanciti dalla Costituzione che vieta qualsiasi discriminazione in base al sesso. La distanza tra la Costituzione e la vita per gli omosessuali è ancora ampia, se la manifestazione di Genova non sarà turbata da critiche troppo accese, sarà un bene per tutti».

Il 13 giugno, potrebbe essere anche il giorno del voto europeo. In quel caso?
«Non si può, si priverebbero i cittadini di un loro diritto, troveremo altre formule, a giorni incontrerò il presidente nazionale di Arcigay, Mancuso, discuteremo insieme».

giovedì 18 settembre 2008

Arcigay in assemblea decide sul Pride di Genova.

(Il Secolo XIX) Sabato 20 e domenica 21 settembre a Bologna, presso l’Hotel Unaway di Piazza Costituzione, si riunirà il consiglio nazionale di Arcigay, l’organismo che rappresenta i quasi cinquanta comitati provinciali e tutte le espressioni politico-culturali di Arcigay. «All’ordine del giorno - ha spiegato Aurelio Mancuso, presidente nazionale Arcigay - l’analisi dell’attuale situazione politica e sociale del paese, la predisposizione di nuove campagne per la promozione sociale delle coppie gay e lesbiche, di lotta contro l’omofobia dilagante, di azioni rivolte alla salute e alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili».

«Di particolare importanza - ha continuato Mancuso - sarà il confronto sull’unità del movimento Lgbt (lesbico, gay, bisessuale, transgender) e la proposta di nuovi strumenti di azione comune. Arcigay sta inoltre procedendo ad una riforma organizzativa interna, che in questa fase sta attuando la messa in rete di tutti i comitati con nuovi strumenti informatici per la gestione del tesseramento e dell’attività associativa. Il consiglio nazionale discuterà, infine, la proposta di tenere il Pride nazionale 2009 a Genova, consapevole - ha concluso il presidente nazionale Arcigay - che all’entusiasmo delle associazioni locali, va associata un’ampia condivisione di tutto il movimento Lgbt italiano».

Il giornale della Curia: "Gay Pride anticlericale".

Il preside di Teologia: "Meeting anticlericale, un´offesa ai credenti". Affondo del "Cittadino" contro la manifestazione in programma il 13 giugno, in coincidenza con il Corpus Domini. Gli organizzatori: "La data non si cambia".

(Donatella Alfonso - La Repubblica, edizione di Genova) La Chiesa genovese torna a prendere posizione sul Gay Pride, chiamando gli enti locali a vigilare per prevenire ogni offesa che venga da "messaggi pornografici e blasfemi", scrive sul Cittadino monsignor Doldi, preside della facoltà di teologia, ma anche paventando che la scelta di Genova sia mirata in senso anticlericale.

Questo mentre Arcigay e le altre associazioni organizzatrici dell´evento insistono che la data del 13 giugno non verrà spostata se non per le possibili elezioni europee; e insistono a chiedere in tempi brevi incontri con la sindaco Vincenzi e i presidenti di Regione e Provincia a cui chiederanno il patrocinio. La posizione ecclesiale viene riassunta nell´editoriale che pubblica oggi "Il Cittadino" il settimanale della Curia, firmato da monsignor Marco Doldi, preside della sezione genovese della facoltà teologica.

La Chiesa di Genova, spiega Doldi, non ha lanciato «nessuna crociata» contro l´annunciato Gay Pride, nè «condanna o emarginazione per la persona che si trova nella condizione omosessuale». Semmai è il Gay Pride ad avere «una marcata impronta anticlericale e quindi un´offesa ai credenti», mentre una serie di coincidenze, in primo luogo la decisione di organizzare la sfilata dell´orgoglio omosessuale nel giorno della processione del corpus Domini, indicherebbe la scelta di attaccare deliberatamente la Chiesa. Parole dure, quello di monsignor Doldi, conosciuto per essere un religioso di estremo rigore.

Che esprime anche la preoccupazione per «i messaggi pornografici e blasfemi» che verrebbero dalla sfilata. A questo proposito e pensando anche alla tutela dei bambini, Doldi afferma che «in nome della laicità le autorità hanno il dovere di prevenire ogni offesa in tal senso» ed «il diritto dei gay dovrà essere compatibile col diritto naturale dei genitori di educare i figli alla propria identità sessuale».

Ma Doldi va più in là e mette in fila alcune coincidenze che, a suo dire, segnalano un´ostilità dei promotori del Pride contro la Chiesa. «Il Gay Pride fissato ad un anno dalla visita del Papa»; «le sigle che si opposero a quella visita sono le stesse che ora sostengono il Pride»; «la data scelta è quella del Corpus Domini», oltre al fatto che «Genova è la sede del Presidente dei vescovi italiani» e chiede: «Forse che attraverso di lui, si vuole colpire la Chiesa italiana?».

Una posizione che mostra molti sospetti e soprattutto molta meno disponibilità al dialogo di quanto già espresso proprio dall´arcivescovo Bagnasco, al quale peraltro i dirigenti di Arcigay vorrebbero chiedere un incontro. «Ma per ora stiamo aspettando di poter incontrare la Vincenzi e i presidenti di Regione e Provincia» spiega Francesco Serreli, presidente di Arcigay Genova, che ha già avviato contatti con gli assessorati alla cultura e alle pari opportunità dei tre enti: in gioco la richiesta di patrocinio del Pride.

Per quanto riguarda la data indicata, i promotori confermano che decideranno di cambiarla solo se ci sarà la certezza o comunque una probabilità molto forte che il 14 si vada a votare per l´europarlamento. E di tutte le polemiche nate intorno al Pride genovese, e anche delle iniziative da avviare, si discuterà a Bologna nel fine settimana, con la segreteria nazionale di Arcigay che si riunirà il 20 e il 21

mercoledì 17 settembre 2008

Genova. Mons. Doldi: "Gay Pride, offesa ai credenti". Il silenzio di Bagnasco.

(Il Secolo XIX) Dalla Chiesa di Genova «nessuna crociata» contro l’annunciato Gay Pride (l’edizione 2009 è prevista a metà giugno nel capoluogo ligure) né «condanna o emarginazione per la persona che si trova nella condizione omosessuale»; semmai, è il Gay Pride ad avere «una marcata impronta anticlericale e quindi un’offesa ai credenti»; inoltre. una serie di coincidenze indicherebbe un attacco alla Chiesa: ad affermarlo è il sacerdote, giornalista e preside della sezione genovese della facoltà Teologica, monsignor Marco Doldi, in un editoriale sul settimanale cattolico genovese Il Cittadino, che esprime anche preoccupazione per «i messaggi pornografici e blasfemi» legati all’iniziativa.

A questo proposito, e pensando anche alla tutela dei bambini, Doldi afferma che «in nome della laicità le autorità hanno il dovere di prevenire ogni offesa in tal senso» e «il diritto dei gay dovrà essere compatibile col diritto naturale dei genitori di educare i figli alla propria identità sessuale».

Doldi mette poi insieme alcune coincidenze: «Il Gay Pride fissato a un anno dalla visita del Papa; le sigle che si opposero a quella visita sono le stesse che ora sostengono il Pride; la data scelta è quella del Corpus Domini», oltre al fatto che «Genova è la sede del presidente dei vescovi italiani». In conclusione si chiede: «Forse che attraverso di lui (Angelo Bagnasco, ndr) si vuole colpire la Chiesa italiana»?

sabato 13 settembre 2008

Genovapride: Arcigay chiede d'incontrare Bagnasco. No comment dal Cardinale.

Genovapride. Nulla di fatto sulla data nell'incontro tra Arcigay e Prefettura. Arcigay non sembra per il momento disposto a scegliere un'altra data pur dicendosi propenso a discutere sull'orario della sfilata.

(Ansa) Nessuna decisione e' stata presa nella riunione di stamani tra il prefetto di Genova Anna Maria Cancellieri e gli organizzatori del Gay pride 2009 Riccardo Gottardi, segretario nazionale Arcigay e Francesco Serreli, presidente provinciale.

Da un lato il prefetto ha ribadito le sue perplessita' sulla coincidenza, sabato 13 giugno, con la processione del Corpus Domini. Dall'altro Arcigay non sembra per il momento disposto a scegliere un'altra data pur dicendosi propenso a discutere sull'orario della sfilata.

Un altro elemento di incertezza e' la possibilita' che le elezioni europee vengano fissate proprio per il 14 giugno. In questo caso Gottardi e Serreli hanno convenuto l'inopportunita' di tenere una manifestazione che ha connotazioni politiche alla vigilia delle elezioni.

Nei prossimi giorni sono previsti incontri tra l' Arcigay e questore e sindaco, con i vigili e le istituzioni provinciali e regionali. Gottardo ha auspicato anche un incontro col cardinale Angelo Bagnasco, ''come e' gia' successo a Torino''.
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Bagnasco, no comment.
(Ansa) Nessun commento dell'arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, sulla richiesta di incontro fatta da Arcigay per discutere del Gay Pride 2009 che si terra' nel capoluogo ligure.

''Parliamo del cardinale Siri'', ha risposto oggi il prelato ai giornalisti arrivando ad un convegno sul suo grande predecessore.

Arcigay. Spaccatura al vertice. Bert D'Arragon: "Non cè stato un voto" denuncia "Metodi prepotenti" e si dimette.

(Notizie gay) Anche se Aurelio Mancuso vuol ancora far credere che la scelta di svolgere il pride nazionale del 2009 a Genova sia il frutto dell'unanimità da parte dell'Arcigay, cominciano a trapelare indiscrezioni sui dissensi che invece ci sono al suo interno. Bert D'Arragon, Presidente Arcigay Toscana, con una lettera inviata a De Giorgi denuncia il metodo adottato da Aurelio Mancuso evidenziando la mancanza di dibattito interno preannunciando le sue dimissioni.

Caro Alessio!
Ho letto il tuo editoriale di Martedì sul Gay Pride Genova 2009 e – come spesso accade – devo ammettere che la tua analisi è tutt’altro che fuorviante o sbagliata. Ho letto anche la risposta del nostro presidente nazionale Aurelio Mancuso, che ovviamente condivido in gran parte. Ma nonostante questo credo ci sia qualche inesattezza e qualche punto di vista che non condivido in ambedue i testi.

La prima inesattezza sta nel fatto che tu accusi la Segreteria Nazionale di Arcigay di essere verticistica e di prendere decisioni senza coinvolgere nemmeno il Consiglio Nazionale. In realtà, data e luogo del Pride 2009 non erano all’ordine del giorno dell’ultima segreteria nazionale e non c’è stato un voto su questo tema, che pertanto non figura nell’elenco delle decisioni prese. Quindi il lancio del Genova Pride 2009 è avvenuto in modo assai originale e con procedura alquanto inedita. In effetti, secondo me sarebbe stato più corretto se la nostra Segreteria avesse fatto una proposta al nostro Consiglio e poi, forte della decisione condivisa del Consiglio Nazionale, Arcigay a sua volta avesse lanciato una proposta di Pride 2009 al movimento, invece di lanciare direttamente il Pride 2009, completo di luogo e data.

Certo, con le divisioni del movimento, la litigiosità interna e gli interessi che si dividono sui particolarismo (di cui alla stragrande maggioranza tra gay, lesbiche e trans non gliene importa un sega, scusate la caduta stile…) c’era il rischio che nascesse una discussione infinita. Ma basta guardare i giornali e ci ritroviamo lo stesso in mezzo ad una discussione: la destra lancia un sondaggio per sapere se il pride a Genova in quella data è opportuno o meno, la sinistra senza sondare grancchè dichiara che è inopportuna e Bagnasco proferisce con sorriso serafico un pourquois pas?, mentre la prefetto ha già deciso di spostarne la data. Certamente una scelta così improvvisa non è giustificata dai presupposti dell’emergenza, visto che sapevamo già che ci sarebbe stato un Pride 2009 e che avremmo dovuto procedere a deciderne luogo, data e piattaforma. Ma dirò di più: credo che oramai è proprio quella discussione surreale avvenuta sui media che praticamente ci costringe di andare comunque a Genova nel 2009!

Quindi, forse la scelta di Genova, tutto sommato, è quella giusta, come dici anche tu. Temo però che non era altrettanto giusto il metodo per arrivare a quella scelta. Ma, detto questo, non è che si perde tempo a discutere di lana caprina anche sul sito di gay.it?

Per niente, perché proprio a quel metodo è collegato un punto del tuo discorso che non condivido. Tu dici che i Pride dovrebbero essere sempre a Roma. E io non sono d’accordo. I Pride nazionali itineranti sono una cosa importantissima perché portano visibilità, mobilitazione e – finalmente! – della sana e allegra visibilità omosessuale anche nella provincia italiana, al nord, al centro e al sud, non solo nella capitale. La vita della gente si svolge lì, la cultura italiana stessa nasce lì e anche la maggior parte dei problemi delle nostre vite si trovano lì. A Roma ci vedrei bene almeno una volta all’anno un evento più specificatamente politico, ma la nostra grande festa è bene si sposti per l’Italia … a patto però che la scelta dei luoghi venga presa insieme e in un processo che fa parte integrante del dialogo tra le varie componenti del movimento. Aurelio Mancuso dice che i Pride itineranti sono stati molto importanti e proficui quando erano ben preparati e le esperienze per esempio di Torino e Bologna lo confermano in pieno. Ma a mio avviso la buona preparazione comprende anche la condivisione delle scelte, mentre le uscite estemporanee non creano di certo presupposti ottimali.

In quest’anno, non molto allegro per il movimento, il dialogo tra di noi si è purtroppo inasprito, assumendo persino toni incivili e poco costruttivi. A mio avviso questo in origine non è colpa di Arcigay. Ma reputo un nostro errore bruciare ogni dialogo interno ed esterno, perché un’associazione grande come Arcigay dovrebbe prima di tutto garantire la democrazia interna. Poi può certamente pretendere di valere come quel colosso che è, ma possibilmente senza schiacciare con noncuranza gli altri. Credo che la nostra è un’associazione grande che ha il diritto di pesare e di incidere, forse anche più di altre. Ma la prepotenza non mi è mai piaciuta, chiunque la metta in atto…

Bert d’Arragon
Presidente Arcigay Toscana

Genovapride. Un evento libero che comincia bene.

E' un'occasione per tutti.

(Paolo Hutter - La Repubblica di Genova) Ormai stiamo perdendo il conto di quante sono nel mondo le città nelle quali in un sabato di giugno si tiene una colorata manifestazione di piazza, in genere accompagnata da molta musica, chiamata Gay Pride. Sono ormai parecchie centinaia. In Italia, negli ultimi 15 anni, si sono svolti Gay Pride di carattere più o meno nazionale in molte città. Tra quelle che sono in predicato di diventare città metropolitane mancavano finora solo Firenze (che aveva generosamente lasciato il posto a Grosseto) e, appunto, Genova. E´ possibile nel mondo politico e istituzionale ci sia chi davvero pensa di evitare al capoluogo ligure un evento di questo genere? E per quali ragioni? Se non sono quelle della omofobia classica, pura e semplice, appare però strano che siano quelle dal risvolto paternalistico. «Non è attraverso quel tipo di iniziativa che si possono ottenere rispetto e attenzione - ha scritto, ad esempio, il presidente della Provincia di Genova -, a meno che non si desideri semplicemente porsi sotto i riflettori per qualche giorno, alimentando polemiche e disapprovazione generali».

Conosciamo anche parecchi omosessuali che la pensano così e che non verrebbero a un Gay Pride. Ma qualunque storico o sociologo ormai conviene che ovunque nel mondo il riconoscimento dei diritti e delle identità gay e lesbiche è stato accompagnato e aiutato dallo svolgimento di queste manifestazioni. Carri, musichette, gogo-boys e travestiti – accanto a una maggioranza di gente vestita come va a lavorare tutti i giorni – possono piacere o non piacere.

Ma ciò non toglie che i Pride stanno alla causa dell´emancipazione gay come l´8 marzo a quella femminile e il 1° maggio a quella dei lavoratori. Mostrando una saggezza e una bonomia non scontate, le prime dichiarazioni del Cardinale Bagnasco vanno nella direzione di un atteggiamento pacato e assolutamente non di crociata. Forse risulteranno spiazzanti rispetto a esponenti politici che credono di avere dei vantaggi a esser più clericali del clero.

La Cei, che pure resta un baluardo del tabù omosessuale della Chiesa di Roma, ha forse finalmente capito che contrapporsi ai Gay Pride non è una buona linea di condotta. Non c´è stata nessuna malizia, nessuna volontà provocatoria da parte dell´Arcigay nella scelta della data del 13 giugno. (Ammesso che venga confermata, perché un ampio confronto con tutte le realtà italiane non c´è ancora stato: ma questo è un altro paio di maniche e non ha a che fare con le polemiche genovesi di queste ore.) Semplicemente l´Arcigay non pensava alla processione del Corpus Domini e non andrà di certo a stuzzicarla.

Nella esemplare preparazione del Pride del 2006 a Torino c´erano stata anche una diplomazia religiosa da parte del movimento, e persino un incontro col Cardinale Poletto. Che non aveva impedito successive polemiche, ma questa volta Bagnasco ha il ruolo, il potere per fare di meglio. Dipenderà anche molto dalla capacità di iniziativa degli enti locali. In altre situazioni, e non solo in paesi lontani, il Pride è un´occasione culturale, turistica e persino commerciale. Comunque la si pensi, comunque si viva, è un´occasione per tutti. Vedremo chi la saprà meglio valorizzare.

Gay Pride a Genova, cambia la data.

(Il Secolo XIX) Nuova data per il Gay Pride del 2009. Certamente si terrà a Genova. Ma non il 13 giugno, che coincide con il Corpus Domini e con la processione che attraversa tutta la città.

La nuova data del Pride nazionale sarà fissata alle 12 di oggi, in prefettura, durante l’incontro fissato tra Riccardo Gottardi, segretario nazionale Arcigay, e il prefetto Anna Maria Cancellieri.

La rappresentante del governo - che ieri ha ricevuto la visita del sottosegretario all’Interno, Francesco Nitto Palma e del prefetto Giuseppe Pecoraro, capo del dipartimento nazionale dei vigili del fuoco - già in mattinata aveva espresso forti perplessità per la coincidenza dei due avvenimenti del 13 giugno.

S’era appellata al dialogo, Anna Maria Cancellieri, invitando i responsabili di Arcigay a un incontro. In nome del buon senso e del bene comune. Nel tardo pomeriggio, è arrivata la svolta.

Dopo una serie di cordiali telefonate con Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay, e con Riccardo Gottardi (nella foto), grazie alla mediazione del prefetto in serata s’è arrivati a una svolta. Con il cambio di data - che verrà definito oggi, appunto - del Gay Pride a Genova.

E se la decisione finale è affidata a Riccardo Gottardi, già responsabile dei gay europei, si sono dichiarati più che disponibili a uno slittamento della giornata dell’orgoglio omosessuale sia Franco Grillini, sia Alessio De Giorgi, genovese, responsabile per la Regione Toscana (dove da anni vive e lavora) dell’applicazione della normativa contro le discriminazioni.

Franco Grillini, che sarà alla Fnac di Genova il 21 ottobre, per presentare “Ecce homo” - suo ultimo best seller, edito da Rizzoli - ha chiacchierato a lungo con il prefetto. Che ha invitato in prefettura il presidente onorario di Arcigay: «La conoscerò volontieri. E intanto leggerò il suo libro». Grillini, da parte sua, non soltanto ha accettato di buon grado l’invito: «La verrò a trovare il 21 ottobre». Ma ha anche concordato con il prefetto che sì, la data del Gay Pride può essere modificata. Figurarsi.

E ha poi sottolineato: «L’importante è che il Gay Pride si faccia. E a Genova, come stabilito. Il giorno non è però una scelta determinante. Purché se ne discuta con gli organizzatori. In un rapporto corretto - ha puntualizzato l’ex parlamentare - la soluzione si trova sempre. In presenza di disponibilità a discutere, la quadra si trova sempre».

Come dire: d’accordissimo sulla scelta genovese. Senza impuntature sciocche: una data è più che modificabile, ma che va discussa e ridefinita con gli organizzatori locali. Ovvero: Riccardo Gottardi, segretario nazionale Arcigay.

Sulla stessa linea anche Alessio De Giorgi, imprenditore di successo in Versilia, dove vive da alcuni anni.

Promette di esserci, Alessio De Giorgi, quale che sia la data. E si dichiara più che soddisfatto per la presa di posizione del cardinale: «Si può benissimo discutere del cambiamento di data. Anche in considerazione delle parole importanti pronunciate dal cardinale Bagnasco. Chiaro che nessuno di noi si aspetta una benedizione del vescovo di Genova, ma neppure l’anatema. Le sue parole molto tranquille, mi sono sembrate positive. E molto significative. Com’è significativo che la Chiesa sappia dialogare. È bello che Genova sia stata città europea della Cultura appena qualche anno fa e che ora dimostri di avere anche e soprattutto cultura delle differenze. La data, ripeto, è relativa. Poco importa. Ma va ridiscussa e decisa dagli organizzatori locali».

Insomma, tutti d’accordo, dopo l’intelligente mediazione di Anna Maria Cancellieri. Che ha scelto la strada del dialogo, molto apprezzata dallo stesso Riccardo Gottardi. «Alle 12 di domani (oggi, ndr) - conferma il segretario nazionale di Arcigay - incontrerò il prefetto per discutere di una nuova data e un nuovo percorso del Gay Pride. Nessun problema. Anzi, soddisfazione per l’apertura del prefetto e per la sua immediata disponibilità al dialogo».

Un dialogo programmato in modo talmente fulmineo da prendere in contropiede persino Aurelio Mancuso, brillante e attento presidente nazionale di Arcigay. Che mentre Riccardo Gottardi a Genova s’accordava con Anna Maria Cancellieri - che a sua volta invitava Grillini in prefettura- da Roma tuonava contro «l’incompatibilità» tra Pride nazionale e celebrazioni religiose. Chiosando: «Offriamo piena disponibilità al confronto». Già fatto. Accadrà oggi.

Genovapride, Burlando: "Ha ragione Bagnasco".

Le parole del Cardinale di Genova Angelo Bagnasco "mi pare siano quelle che hanno dato il senso di come la città deve reagire". Lo ha detto il presidente della Regione Liguria Claudio Burlando. Da molti anni, ha sottolineato Burlando, "questa manifestazione si svolge in tante città italiane. A Roma si è svolta anche durante l'anno del Giubileo. Mi pare evidente che si possa svolgere anche qui, fatte salve le concomitanze con altri eventi che vanno evidentemente regolate". E' ovvio che "ci vuole grande rispetto per tutti, ma penso che Genova sia una garanzia in questo. Tanto chi verrà qui a manifestare quanto i genovesi avranno rispetto reciproco, in modo che si possa esprimere la propria opinione, rivendicare un diritto, lottare contro l' omofobia perché evidentemente nessuno deve essere discriminato per nessun motivo al mondo". Alla domanda se parteciperà alla kermesse gay, Burlando ha risposto: "la mia eventuale partecipazione è un fatto assolutamente secondario".

Genovapride. Serreli (Arcigay Liguria): "Non c´è da parte nostra alcun intento provocatorio".

(La repubblica, edizione di Genova) «Non sarà l´invasione dei barbari, non c´è alcuna minaccia. Semmai, siamo noi a subire minacce, sempre più forti: identificare il Gay Pride solo con alcune immagini della sfilata è come rappresentare tutte le tifoserie con gli ultras di Napoli o tutti i politici come corrotti o collegati alla mafia... Sarà una manifestazione colorata per Genova, che di colore ne ha bisogno perché così grigetta... «. E´ ironica Mirella Izzo, anima tenace di "Azione trans", una delle associazioni che organizzano il Gay Pride. «Spero che dia una scossa alla città. Sono timoroso, ma molto contento, la comunità gay genovese la chiedeva da tempo e lavoravamo per a questo obiettivo. E nessuno ha avuto da eccepire, vista la storia di Genova e la sua tradizione civile» precisa Francesco Serreli, presidente di Arcigay in Liguria. Dove conta seimila iscritti (2500 a Genova) e dove l´occasione delle giornate dell´orgoglio omosessuale, perché non solo di una sfilata si tratta, ma di una settimana o quasi di dibattiti, incontri, spettacoli, è attesa con molta trepidazione dal popolo gay. Che, a detta di Serreli, non vive una situazione facile nel capoluogo ligure. «No, non è facile, i genovesi sono molto chiusi, sentono molto la privacy - spiega - Negli anni sono nate tante associazioni, ma poi chiudono perché non è facile uscire allo scoperto, darsi da fare. E i gay sono molti, più o meno, nella percentuale del 10% della popolazione come si stima la media italiana, ma ci sono tante paure, molti di noi non sono dichiarati. E c´è anche poco interesse ad un impegno sociale e politico».

A Bologna, lo scorso 28 giugno, erano in 50 mila. E nei prossimi giorni Serreli, insieme agli altri promotori, incontrerà questore e prefetto per avviare le autorizzazioni; e poi, dopo aver valutato con i vertici nazionali delle associazioni i costi e le questioni logistiche, partiranno le richieste di patrocinio e anche di finanziamento agli enti locali; in particolare agli assessorati alla cultura e alle pari opportunità dei tre enti. Ma perché si è scelto proprio il giorno del Corpus Domini? C´è chi ipotizza una provocazione verso il presidente della Cei Bagnasco... «Ma per favore! Quella della data è una casualità, e se mai è un giorno celebrato ovunque dal movimento omosessuale» ribatte Mirella Izzo. «Vorrà dire che ci saranno due processioni e ognuno farà la sua - obietta Serreli - Insomma, se il Pride si è fatto a Roma con il Papa, dovevamo farci altri scrupoli qui?». Restano le polemiche, peraltro messe in conto dai promotori, sugli eccessi di un corteo spesso dissacrante. «Non credo che ci saranno spettacoli indecenti, ma ricordiamoci che spesso i fotografi cercano proprio quelli - avverte Mirella Izzo - Il 90% arriva in jeans e maglietta, altri si esprimono come vogliono. Ci dicono che non è questo che serve, che non si risolvono così le cose? E´ vero, ma per 364 giorni cerchiamo di farlo, e non ci riusciamo. Il corteo è una festa. E per tutta la città».

Il sindaco Vincenzi: si farà ma non nel giorno previsto.

(Roberto Rizzo - Il Corriere della Sera) Marta Vincenzi donna di sinistra e sindaco di Genova, sul Gay Pride del 13 giugno 2009 si è scatenata la bufera e la città attende la sua risposta.
«Genova dimostrerà di che pasta è fatta».

Lo dica.
«Questa è una città aperta, pronta ad accogliere tutte le iniziative che si svolgono nella legalità».

Dunque?
«Il Gay Pride 2009 si farà. Altre città prima della mia hanno ospitato la manifestazione, non vedo qual è il problema».

Innanzitutto la data scelta, sabato 13 giugno, giorno della processione del Corpus Domini.
«In effetti, il Corpus Domini è una ricorrenza di popolo molto sentita dai miei concittadini, non solo dai cattolici praticanti. Ora si tratterà di concordare con gli organizzatori del Gay Pride se non è il caso di spostarlo di un giorno. Posticiparlo la domenica può essere la soluzione giusta. Per me è importante che non ci sia contrapposizione tra le due manifestazioni, mi impegnerò perché non accada».

Ha già incontrato l'Arcigay?
«Non ancora, spero di farlo presto. Voglio che il Gay Pride si svolga in piena armonia e sia l'occasione per informare e dibattere sul tema dei diritti individuali».

Il cardinale Bagnasco non pone veti ma monsignor Granara ha già dichiarato la sua contrarietà.
« Confido nell'intervento di Bagnasco per cogliere l'occasione che offre questa vicenda: definire un rapporto di correttezza tra Chiesa e iniziative civili e laiche».

Anche una parte del Pd genovese è nettamente contrario.
«Io penso che nessuno può permettersi di dare giudizi su come la gente deve manifestare, ripeto, nel rispetto della legalità».

Il capogruppo di An in consiglio regionale ha appena dato vita a un comitato che si batterà contro il Gay Pride genovese e le ha scritto una lettera per invitarla a riflettere.
«Non ho ancora ricevuto alcuna lettera, ho letto quanto ha dichiarato ai giornali. Gli esponenti del centro-destra in Regione hanno l'abitudine di scrivermi, tutti scrivono al sindaco. Significa che sono un punto di riferimento, mi fa piacere. E da sindaco assicuro che il Gay Pride 2009 si svolgerà a Genova».
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Intervista rilasciata a Radio radicale dal sindaco di Genova Marta Vincenzi avente come tema il Pride dell'Arcigay.

Genovapride. Mons. Granara: "Si urla ma non si risolvono i problemi".

"L'omosessualità è un problema serio che però, affrontato in questa maniera, non so fino a che punto vada a favore o contro gli omosessuali". Monsignor Marco Granara, rettore del Santuario di Nostra Signora della Guardia e presidente della commissione diocesana "Emergenza famiglia", entra nel merito del Gay Pride annunciato per il prossimo 13 giugno a Genova. "Per affrontare un problema - ha detto monsignor Granara - bisogna pensarlo in profondità, con grande delicatezza e con rispetto e non urlarlo con manifestazioni trasgressive". "Con manifestazioni come queste" - ha aggiunto il rettore della Guardia - "si urla ma non si risolvono i problemi".

Genovapride. Il Pd frena, Bagnasco: Liberi di sfilare.

L'Arcigay: non vogliamo dare fastidio alla processione, ci sono spazi sufficienti per orari e percorsi diversi.

(La Repubblica) L'annuncio che il Gay Pride nazionale 2009 si terrà a Genova il prossimo 13 giugno spariglia le carte nella città ligure. A sorpresa, contro la manifestazione insorge il Partito Democratico che offre la sponda ad An in un'alleanza trasversale con l'Udc, mentre la curia genovese si divide perché, a complicare la vicenda, c'è la questione della data scelta per la Gay Parade, la sfilata su carri allegorici del mondo gay, trans e transgender: il 13 giugno. Stesso giorno in cui si svolgerà la processione del Corpus Domini, l'appuntamento religioso più sentito dai genovesi.

Da Gerusalemme getta acqua sul fuoco il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei che al Tg3 della Liguria dichiara: «Il Gay Pride si è già svolto a Roma nell'anno del Giubileo e non sono contrario alle manifestazioni del pensiero quando avvengono con modalità corrette senza recare offesa. Quanto al problema della data, si troverà un accordo». Parole che vanno di traverso a una delle figure più influenti della curia sotto la Lanterna, monsignor Marco Granara, rettore del santuario di Nostra Signora della Guardia: «Attendo una presa di posizione da parte della Chiesa e del governo della città. La processione del Corpus Domini è delicatezza e spiritualità, il Gay Pride una carnevalata. Se l'hanno fatto apposta è una doppia provocazione».

«Nessuna provocazione», assicura Aurelio Mancuso presidente di Arcigay. «Nemmeno c'è venuto in mente che a Genova risiede il cardinale Bagnasco. Abbiamo scelto la città perché lì non si è mai svolto il Pride o altre nostre manifestazioni nonostante un'importante comunità gay. Non vogliamo dare fastidio alla processione, ci sono spazi sufficienti per studiare orari e percorsi diversi».

Dalle pagine del quotidiano genovese Il Secolo XIX il capogruppo di An in consiglio regionale Gianni Plinio invoca l'intervento del sindaco Marta Vincenzi: «Vieti questa oscena carnevalata d'insulti». Stesso augurio espresso dall'Udc.

Ieri Plinio ha dato vita al comitato «Gay Pride-No grazie»: «Da qui a giugno c'è tempo per formare un fronte trasversale per impedire questa blasfemia ». Il comitato ideato dall'esponente del centro-destra potrebbe trovare un insperato appoggio da parte di una vasta area del centro-sinistra. A partire dal presidente della Provincia di Genova Alessandro Repetto della Margherita («Una manifestazione provocatoria »), continuando con il Partito Democratico: «Rispetto le persone ma ostentare esageratamente situazioni diverse come si fa durante il Gay Pride è un fatto negativo. Data la concomitanza con il Corpus Domini, il minimo che può fare il sindaco è spostare la data della sfilata omosessuale», dice il vicepresidente della giunta regionale Massimiliano Costa.

Ancora più deciso il senatore Pd Claudio Gustavino: «Come genovese non posso essere orgoglioso che il Gay Pride si svolga nella mia città». Che a dirlo sia un uomo del centro-sinistra suona strano: «Essere del Pd non significa aver abolito il buon senso. Far sfilare transessuali e travestiti è solo una provocazione. Se fossi il sindaco...».

Europride 2011 a Roma. Retroscena di una candidatura.

Due anni e mezzo che possono essere rivoluzionari sia all’interno del movimento, sia per la comunità.

Dopo il breve comunicato stampa di sabato 6 settembre, diffuso dal Circolo Mario Mieli, che ha annunciato la notizia dell’assegnazione dell’Europride a Roma per il 2011, ecco alcune notizie e considerazioni aggiuntive che potranno certamente essere utili e stimolanti.

Come e chi sceglie la città dove svolgere un Europride? La scelta viene effettuata da un’organizzazione europea, l’EPOA, cui partecipano delle associazioni che hanno organizzato nei propri paesi dei Pride e che ovviamente risultino iscritti a tale struttura sovranazionale.

Esiste ovviamente un regolamento, sia per appartenere all’Epoa, sia per concorrere all’assegnazione dell’Europride, con una candidatura che deve essere posta tre anni prima dell’anno in esame. Inoltre va presentato un progetto tecnico, economico e di idee, fatto dall’associazione che si propone come organizzatore, e chiaramente delle motivazioni di opportunità politica, nonché vanno presentate delle lettere di intenti e di appoggio da parte di altre associazioni e di amministrazioni pubbliche. Per riassumere esistono regole, procedure, anzianità, esperienza ed affidabilità, cadenze temporali, rete di interconnessioni pubbliche e private.

Questo chiarimento è importante per evitare che si possa pensare che ci sia un’attribuzione casuale o misteriosa ad un organizzatore e che si scelga una città al posto di un’altra solo perché vi è oscillato sopra il pendolino di una maga.

Il Circolo Mario Mieli organizza Pride dal 1994, è iscritto all’Epoa sin dal 1996, ha ripetutamente fatto parte del direttivo (quest’anno compreso), ha già organizzato un Europride (il World Pride del 2000) e aveva già vagliato tempi e modi per una propria candidatura negli ultimi due anni, in vista delle date precedenti al 2011.

Quest’anno ci abbiamo riprovato, avendo costruito, con i due tentativi precedenti, una più proficua possibilità di successo; non a caso a luglio abbiamo inviato una e-mail alle associazioni italiane lgbt chiedendo lettere di appoggio. Sono giunte molte di queste dichiarazioni da parte di realtà che hanno così già dimostrato di essere interessate ed entusiaste rispetto all‘idea, e abbiamo raccolto anche le lettere d’intenti del Comune di Roma, della Provincia di Roma e della Regione Lazio.

Va chiarito che nessuna altra realtà d’Italia si è mai proposta né in passato né oggi, anche perché solo da quest’anno si è iscritta all’Epoa un’altra associazione lgbt italiana: il Comitato provinciale Arcigay di Milano.

C’è stato inoltre solo un interessamento verso una candidatura da parte di Torino, non realizzabile per il regolamento Epoa. Come dire: se c’era qualche possibilità di riportare l’Europride in Italia, tecnicamente lo poteva fare solo il Mieli, oltre al fatto che solo il Mieli si è dimostrato interessato e pronto a farlo.

Spiegato doverosamente l’iter, mi preme dire che il Mieli è elettrizzato dalla nuova avventura che si apre, con l’ulteriore certezza che questi anni antecedenti saranno preziosi e forieri di stimoli ed opportunità di ogni tipo, soprattutto politici ma anche culturali e sociali; inoltre si apre un’occasione ottima per chiunque ci vorrà credere ed è disposto a costruire insieme a noi l’appuntamento e gli anni da vivere prima. Due anni e mezzo che possono essere rivoluzionari sia all’interno del movimento, sia per la comunità; mesi che possono far tornare l’entusiasmo a chi oggi non vede molte prospettive o si sente depresso dalla politica italiana; giorni e giorni utili a chi vuole lavorare, lottare per i diritti e creare opportunità di ogni tipo alla comunità e alle persone lgbt; migliaia di ore da spendere per pensare ed agire, tralasciando le incrostazioni delle contrapposizioni e la vacuità del chiacchierare per se stesso.

A noi interessano i risultati, che siano fattibili, di successo e politicamente “con la schiena dritta”, e siamo certi che nella galassia lgbt italiana c’è una marea di singoli, associazioni e reti interessati a questo approccio e che si spenderanno con noi.

Noi ci abbiamo messo e ci metteremo le idee, la comprovata e riconosciuta esperienza, l’impegno e la responsabilità: chi vuole condividere è atteso con bramosia; chi pretende senza dare, ha sbagliato interlocutori ed epoca storica.

Che la strada fino al 2011 ci sia a tutti lieve ed elettrizzante, costruttiva e fattiva. Una scossa e una serie di orgogliosi obiettivi da realizzare.

Testardamente vostra

Rossana Praitano
Presidente Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli

Genovapride. Una fiumana di polemiche.

L'annuncio di Arcigay di un pride nella città ligure ha scatenato le reazioni di politici e associazioni.

Paolo Ferrero (Prc): Pride motivo di orgoglio per la città.
(Ansa)Un motivo di orgoglio: per il segretario di Prc, Paolo Ferrero, questa sera ospite della Festa del Partito Democratico di Genova, la manifestazione del Gay Pride 2009 dovra' essere essenzialmente questo per il capoluogo ligure.
''Una citta' come Genova, medaglia d'oro per la Resistenza dovrebbe essere felice di diventare felice uno spazio di discussione di nuove liberta' e allargamento dei diritti'', ha commentato Ferrero.
Il segretario di Prc ha ricordato come il Gay Pride possa essere una occasione di dibattito e confronto. ''Genova - ha detto - dev'essere spaventata soprattutto da questa destra che come e' gia' successo nel passato, prima se la prende con gli immigrati, poi con gli zingari, poi con gli omossessuali.
Mancano soltanto i comunisti e poi si ripete la storia gia' vissuta sessant'anni fa''.
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Il sindaco Marta Vincenzi: La città è aperta ed accogliente.
(Ansa) ''Genova e' una citta' aperta e pronta ad accogliere tutte le iniziative che si svolgono nel rispetto della legge''. Lo afferma il sindaco Marta Vincenzi (Pd) che aggiunge: ''Le modalita' di svolgimento dell'iniziativa verranno a tempo debito concordate tenendo conto delle varie sensibilita' presenti in citta'. Sicuramente si dovra' valutare la concomitanza della giornata prescelta con la ricorrenza del Corpus Domini''.
Il sindaco ha anche ricordato che il Gay PRIDE ''e' gia' stato ospitato da diverse altre citta' italiane; tra l'altro a Milano e' stato finanziato il festival cinematografico gay''.
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Francesco Serrelli (Arcigay) Parata gay e processione non coincidono.
(Ansa) ''La processione del Corpus Domini e il Gay Pride del 2009 non si 'disturberanno' a vicenda perche' la processione cade di giovedi' o di domenica. La nostra giornata invece si svolgera' sabato''. Lo afferma il presidente dell'Arcigay Genova, Francesco Serrelli, a proposito delle perplessita' di ambienti cattolici sulla coincidenza delle celebrazioni religiose e della manifestazione omosessuale.
''Genova - prosegue Serrelli - si era candidata gia' qualche anno fa per ospitare il Gay Pride. Il nostro capoluogo e' una citta' molto laica, ma abbiamo sentito l'esigenza di rimarcare questa laicita'''.
Secondo l'associazione, a giugno sono previsti 150.000 partecipanti da tutta Italia. ''Genova ha grosse capacita' di accoglienza. Non ci saranno problemi, perche' il genovese ti rispetta''.
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Cristina Morelli (Verdi), totale sostegno.
(Ansa) Il consigliere regionale dei Verdi e coordinatrice regionale dell'Associazione LINFA (Lega Italiana Nuove Famiglie) Cristina Morelli plaude alla decisione di organizzare il prossimo Gay Pride a Genova si si augura che la manifestazione trovi il sostegno anche delle istituzioni locali.
Morelli ricorda che nel maggio scorso il consiglio regionale della Liguria ha approvato a maggioranza un ordine del giorno, proposto dai Verdi, per l'adesione alla giornata mondiale contro l'omofobia e per farsi parte attiva presso il Parlamento per il riconoscimento ufficiale della stessa.
''Non siamo stupiti dalle prime reazioni della destra cittadina piu' becera e oscurantista che chiede addirittura di non concedere l'autorizzazione ad una manifestazione di cittadini, peraltro assolutamente pacifica e gioiosa - afferma Morelli -, rimaniamo invece stupiti e addolorati per le dichiarazioni di alcuni esponenti del centro sinistra che criticano l'iniziativa''. ''Al contrario - conclude - plaudiamo alle dichiarazioni del Sindaco Marta Vincenzi che ha accolto positivamente l'annuncio di Arcigay. Per Genova che si e' candidata come ''citta' dei diritti'' quale migliore occasione per mettere in pratica questa enunciazione?''.

Il Mieli annuncia: A Roma l'Euripride 2011.

Siamo elettrizzati!
La Conferenza dell’EPOA (European Pride Organizers Association, Organismo europeo che raccoglie le associazioni organizzatrici di Pride in Europa), che si è svolta a Zurigo, con 12 voti a favore e un solo astenuto, ha assegnato l’EuroPride 2011 a Roma.

Il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, organizzatore del primo World Pride della storia, che ha presentato e sostenuto la candidatura della città di Roma, è orgoglioso del risultato ottenuto ed elettrizzato dalla nuova avventura che si apre.

L’Europride del 2011 ha già il sostegno di diverse organizzazioni glbt, politiche e sociali, e inoltre il Comune di Roma, la Provincia di Roma e la Regione Lazio hanno già manifestato il loro interesse, attraverso delle lettere d’intenti.

Siamo certi che questi anni antecedenti saranno preziosi e forieri di stimoli ed opportunità di ogni tipo, soprattutto politici ma anche culturali e sociali; inoltre si apre un’occasione ottima per chiunque ci vorrà credere ed è disposto a costruire insieme a noi l’appuntamento e gli anni da vivere prima.

Rossana Praitano

Presidente
Circolo di cultura omosessuale “Mario Mieli”

Genova. Presidente provincia; "Genova è città di diritti anche senza il gay pride".

Il Presidente della Provincia di Genova, riaffermando il diritto di ognuno alla propria dignità, ritiene che una manifestazione come il Gay Pride finisca per nuocere alla sua affermazione.

“Condivido – ha dichiarato il Presidente della Provincia, Alessandro Repetto, a proposito della proposta di organizzare a Genova nel prossimo anno la giornata dell’orgoglio gay - la richiesta e l’esigenza di difendere i diritti di ogni singola persona e la necessità di vedere sempre più combattuti quei pregiudizi che creano discriminazioni ed emarginazioni. Non penso solo all’omosessualità ma alle diverse situazioni sociali complesse, spesso drammatiche e quasi sempre subìte in una connivente indifferenza generale.
Trovo pertanto legittimo combattere e difendere i valori della dignità, parità e laicità, valori che, tuttavia, non ritengo siano né difesi né rappresentati da una manifestazione provocatoria come il Gay Pride. Non è attraverso quel tipo di iniziativa che si possono ottenere rispetto e attenzione, a meno che non si desideri semplicemente porsi sotto i riflettori per qualche giorno, alimentando polemiche e disapprovazione generali.”
“Inoltre, - ha concluso Alessandro Repetto - aver scelto come data il giorno dedicato al Corpus Domini è irrispettoso verso le persone che credono, offende una sensibilità religiosa e spirituale che non è meno degna del rispetto che i manifestanti chiedono. Ritengo sarebbe più incisivo ed efficace dimostrare mantenendo la tolleranza nei confronti degli altri modi di pensare.
Genova resta medaglia d’oro della Resistenza e simbolo di una cultura laica, una città dove tradizionalmente hanno sempre trovato spazio popoli, culture e differenti individualità. Resterà una città dei diritti anche senza il Gay Pride.”

Gay Pride 2009 a Genova, è già nato il comitato "No grazie".

Dopo l'annuncio che il Gay Pride 2009 si farà a Genova il prossimo anno, a giugno, arrivano le prime reazioni politiche. Gianni Plinio, capogruppo regionale di An, ha annunciato stamattina che promuoverà un comitato denominato “Gay Pride a Genova? No grazie” e di aver chiesto al sindaco e al Presidente della Regione di non concedere i rispettivi patrocini alla manifestazione. “E’ una carnevalata oscena e blasfema che mortifica la città – dice Plinio - Occorre impegnarsi per tempo alfine di impedire per le vie genovesi una sconcia esibizione che, nelle più recenti edizioni, si è contraddistinta per becera immoralità e gratuite offese al Papa e alla Chiesa Cattolica . Secondo Plinio la scelta di organizzare a Genova la “Giornata dell’orgoglio omosessuale” è stata fatta come "provocazione nei confronti del Presidente della Cei Angelo Bagnasco che è anche l’Arcivescovo della città". "Sono certo che al Comitato per dire No al Gay Pride genovese - spiega il capogruppo di An - aderiranno tanti cittadini che, al di là delle singole appartenenze politiche, ritengono che una siffatta parata scollacciata di esibizionisti non giovi assolutamente alla causa gay che è tutt’altra cosa”. Sul fronte opposto interviene Antonio Bruno, capogruppo di Rifondazione Comunista in consiglio comunale a Genova: "Appena si è diffusa la voce che l'evento si svolgerà a Genova - dice Bruno - subito si sono levati alti strilli da parte di fondamentalisti e pruriginosi uomini politici della destra". "Per quanto ci riguarda - dicono da Rifondazione - riteniamo che Genova sia in grado di poter gestire una manifestaizone politica come il Gay Pride, come negli anni passati è riuscita agestire adunate di alpini e la visita del Pontefice. Tutto il resto fa parte di una concezione autoritaria, perbenista e un po' complessata".

martedì 9 settembre 2008

A Genova è scontro sul Gay Pride 2009. E anche il movimento Lgbt non è unito.

Cattolici e centrodestra contro la manifestazione.

La decisione annunciata dal presidente di Arcigay Aurelio Mancuso, di tenere il Gay Pride 2009 a Genova il prossimo 14 giugno, ha già suscitato numerose prese di posizione. Finora, secondo quanto riporta il Secolo XIX, l'unica forza politica che si è pronunciata a favore dell'evento è stata la Sinistra arcobaleno: in un comunicato ha dichiarato: "Genova dimostrerà ancora una volta la sua spinta democratica e multiculturale".

La maggior parte delle altre prese di posizione sono però negative: a cominciare da quella durissima del consigliere regionale di An, Gianni Plinio: "Ho subito scritto al sindaco Marta Vincenzi chiedendo di vietare quella che, come abbiamo sempre visto altrove, è una carnevalata oscena farcita di ingiurie nei confronti del Santo Padre e della Chiesa in genere". Toni ben diversi, ma sostanzialmente negativi, anche nel giudizio del senatore del Pd, Claudio Gustavino: "Questo tipo di manifestazione a mio avviso fa torto a quelle persone che tanto si prodigano per aver riconosciuti diritti civili legati alla loro sessualità". Nel Gay Pride, aggiunge poi Gustavino, tutto è messo in mostra in stile quasi circense, di qualcosa che invece necessità di ben altro tipo di atteggiamento.

Sulla stessa falsa riga l'esponente dell'Udc, ex segretario regionale della Margherita e attuale vicepresidente del consiglio regionale, Rosario Monteleone: "Non ho mai condiviso e non condivido che si organizzino e si mettano in piazza manifestazioni di questo genere in qualsiasi parte d'Italia, tutto crea, un Gay Pride, tranne la comprensione da parte della gente delle istanze avanzate dagli organizzatori. Mi auguro quindi che questa manifestazione non si tenga a Genova". Si aspetta ora una presa di posizione del sindaco Vincenzi, non ancora tornata dal suo viaggio in Spagna.
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Dopo l'annuncio da parte dell'Arcigay di tenere il gaypride nazionale a Genova nel giugno 2009 qualche mugugno si è già levato sia tra i militanti che nell'ambiente delle organizzazioni e dei circoli Lgbt. Al momento nessuno ha preso una precisa posizione pro o contro la decisione dell'Arcigay che, a parere di tutti ha operato l'ennesima mossa unilaterale, una scelta operata senza nessun tipo di consultazione a largo raggio.
Sono attese le dichiarazioni ad esempio del Circolo Mieli di Roma ma anche di molti esponenti che da parecchio tempo sono dell'opinione che il pride nazionale non deve essere trattato come una madonna pellegrina e che la sua sede politica naturale sia Roma, sede del potere legislativo e cattolico. Ancora una volta, l'Arcigay ha mostrato un volto arrogante e prepotente appropriandosi di una manifestazione rappresentativa libera e democratica e per questo aperta a tutti e che quindi dev'essere unanime.

domenica 7 settembre 2008

Annuncio dell'Arcigay: il Pride 2009 a Genova.

Genova è medaglia d’oro alla Resistenza, già capitale europea della cultura, e storicamente laica, abituata all’incontro fra popoli, culture, individualità differenti.

(Il Secolo XIX) Si svolgerà a Genova il Gay Pride del 2009. È quanto annuncia il presidente di Arcigay, Aurelio Mancuso: «Arcigay, Agedo, Azione Trans, Famiglie Arcobaleno, ribadiscono la loro volontà di promuovere con forza i valori di dignità, parità e laicità che costituiscono i fondamenti della loro azione sociale. In questo contesto il Pride nazionale è la migliore occasione per sollecitare ed aiutare l’emersione della visibilità lgbt in tutto il paese. In questi anni il Pride ha percorso migliaia di chilometri toccando diverse città del nord, del centro e del sud Italia».

Genova è medaglia d’oro alla Resistenza, già capitale europea della cultura, e storicamente laica, abituata all’incontro fra popoli, culture, individualità differenti. Per questo fin d’ora invitiamo tutta Genova a partecipare alle iniziative e al corteo del Pride nazionale.

Le reti nazionali lgbt registrano l’attribuzione da parte dell’Epoa, associazione degli organizzatori di Pride europei, alla città di Roma dell’Euro Pride 2011. Consapevoli dell’importanza di questo appuntamento nella capitale, sottolineano la necessità che siano condivisi l’impegno organizzativo e le proposte politiche».