domenica 19 ottobre 2008

Gay Pride: "Arriveremo a De Ferrari". Nel logo comparirà la Lanterna.

(Donatella Alfonso - La Repubblica, edizione di Genova) Il Gay Pride 2009 di Genova comincia la lunga marcia organizzativa, e affida alla presentazione del libro-autobiografia di Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay (martedì alle 18 da Fnac) la prima "uscita" pubblica del Comitato Genova Pride. Che intanto, come spiega Francesco Serreli, sta lavorando per mettere a punto sito web e programma, con un logo in cui «non può non esserci la Lanterna». per la sfilata finale resta, per ora, ferma la data del 13 giugno anche se l´attesa è tutta per l´annuncio della data delle elezioni europee.

Altre date sono peraltro già allo studio, in attesa di incontrare i vertici della Curia genovese per spiegare come non ci sia, in ogni caso, intenzione di entrare in contrasto con il mondo cattolico nel caso ci si trovasse a condividere le strade nella stessa giornata con la processione del Corpus Domini. «Nessuna contrapposizione» è la parola d´ordine, e il Comitato Pride ha già messo a punto tre percorsi di massima per la sfilata che, in nessun caso, interessano San Lorenzo e i dintorni della cattedrale. «L´unica cosa su cui non vogliamo cedere è De Ferrari - spiega Serreli - È la piazza simbolo della città, è lì che vogliamo arrivare, passando da via Venti Settembre, la strada principale. La partenza può essere da Sampierdarena, dalla Stazione Marittima, dalla Foce; il percorso dovrebbe essere di circa sei chilometri, ma su strade ampie, dove ci sia spazio per la gente ai lati della sfilata, che si svolge su camion. Siamo disposti a studiare ogni percorso ma, ripeto, De Ferrari non si tocca».

Tutti elementi da valutare nel dialogo con la città, che peraltro è già avviato, come conferma anche la presenza, alla manifestazione con Grillini, di assessori alla cultura e alle pari opportunità di Comune, Provincia e Regione: anche se nell´agenda del Comitato, dopo gli incontri con Repetto e Vincenzi manca ancora quello con Burlando. «Del Pride ne parlerò in giunta ma sono certo che non mancherà l´appoggio - assicura Fabio Morchio, assessore regionale alla cultura - Con la tradizione che abbiamo nella nostra regione è chiaro che queste persone dovranno essere bene accolte, anche se sarà saggio evitare la coincidenza con altri eventi, del mondo cattolico e civile. per il resto sarà una grande occasione di incontro per tutta la città che sono sicuro saprà accogliere i partecipanti. anche perché il Gay Pride non fa più scandalo». dal canto suo Andrea Ranieri, assessore alla cultura del Comune, conferma il sostegno di Tursi (che ha avviato un gruppo di lavoro specifico) specialmente per quanto riguarda gli eventi che precederanno e accompagneranno il percorso del Pride vero e proprio. «Non solo appoggeremo quelli del Comitato, ma ho anche due o tre idee che vorrei mettere a punto» chiarisce Ranieri.

Dalla gran messe di idee e proposte, infine, dovrà emergere entro la fine dell´anno un programma preciso che però sconta ancora l´incertezza della data conclusiva. E altrettante certezze ci vorranno, sempre in tempi brevi, sui fondi. Perché l´iniziativa, anche in base alle esperienze degli anni passati in altre città - Milanto, Torino, Bologna - impegna circa 300 mila euro, in parte garantiti dagli enti locali, in parte da sponsor. Questi sono in genere "dirottati" proprio sulla sfilata, in maniera da non impegnare alcuna amministrazione sul momento di festa e anche di provocazione.

domenica 5 ottobre 2008

Mirella Izzo risponde al comunicato sul Pride del Comitato Gay e Lesbiche di Prato.

La mia risposta è a nome di Crisalide AzioneTrans Genova e non del Comitato Promotore tutto. Il che non vuol dire che non sia condivisa, ma che non è stata discussa, emendata, approvata (o no). Il fatto che scriva a nome di AzioneTrans e non del Comitato Promotore (ci riuniamo martedì) o di Arcigay, ha in sé la prima risposta da dare a "Gay e Lesbiche di Prato".

Forse si pensa di colpire la "grande armata Arcigay", con questi comunicati; in realtà si offendono, considerandole poco più che vassalle, realtà completamente diverse e che sono le VERE promotrici del GenovaPride. Chi ha firmato e/o aderito? Promotori: Crisalide Genova di AzioneTrans, L'Approdo Genova di Arcigay, Le Ninfe Genova di ArciLesbica.

A livello nazionale la nostra candidatura è stata accettata immediatamente da Arcigay, ma anche dall'Agedo e dalle Famiglie Arcobaleno. Abbiamo anche altre prime adesioni, ma di questo risponderemo come Comitato Promotore (colgo l'occasione per ricordare che è stata attivata la mail comitato@genovapride.it cui possono essere inviate adesioni).

Metodo antidemocratico, si dice e atteggiamento sopraffattorio di Arcigay.

Vediamo di ristabilire la verità che, personalmente, ho già cercato di spiegare sul blog ma che non ha avuto il piacere di grandi risonanze, come peraltro il documento ufficiale di invito all'adesione del Comitato, (leggibile qui in attesa di attivazione del sito ufficiale).

Che Arcigay abbia indetto il Pride a Genova è semplicemente falso.

La richiesta nasce dalle Ass.ni firmatarie locali (genovesi).

Perché abbiamo mandato la nostra richiesta ad Arcigay, ArciLesbica, AzioneTrans, Famiglie Arcobaleno, Agedo e non abbiamo mandato una mail circolare a tutte le Associazioni?

Lo avremmo fatto certamente prima di Bologna. Dopo ci era impossibile farlo, politicamente.

Ci era impossibile perché il movimento, dopo i noti fatti, non ha più raggiunto una decisione condivisa se fare i Pride itineranti o sempre a Roma.

E' evidente che, in prima battuta, noi ass.ni genovesi, abbiamo mandato l'invito ad appoggiarci alle Ass.ni che si erano espresse per il Pride itineranti e che avessero una struttura nazionale.

Potevamo mandare la mail a tutto il "mondo".. convocare anche noi "stati generali"? Si certo.. avremmo potuto, con il risultato di riavviare le zuffe post (ma anche pre) Bologna.

Non è agendo come abbiamo agito che si evitano? Forse, ma le Ass.ni genovesi, a mio parere, hanno fatto un grande atto politico: evidenziare la divisione del movimento. Esisteva un percorso per cui la nostra candidatura poteva essere serenamente discussa quando la "spaccatura" fra "pride itineranti" e "pride Romani" non è stata neppure più affrontata a livello inter associativo?

Al Comitato di Prato sarebbe più piaciuto che non vi fossero candidature locali per arrivare "senza concorrenti" a dare a Roma il Pride Nazionale? Sarebbe qeusto un processo democratico o semplicemente l'espressione di una povertà del movimento che saprebbe organizzarsi solo a Roma? Aggiudicarsi il Pride per assenza di concorrenza è un processo democratico? In un certo senso si, ma triste. Specie sapendo che non tutto il movimento è per il Pride a Roma (mi sento di escludere le Ass.ni solo Romane nella "conta"... troppo ovvio.. peraltro sia Mieli sia Di Gay Project hanno - sia chiaro, legittimamente - circuiti commerciali limitrofi e quindi ben disponibili ad accogliere il turismo glbt tutti gli anni).

Chi ha già letto in buona fede il post pubblico, già linkato sopra, saprà che il PRIMO comunicato stampa uscito per il Genova Pride fu, in parte, fraintendibile. Mi risulta (ma queste cose non si pubblicizzano) che, sia da parte del Comitato, sia da parte di chi firmò quel primo comunicato (fra cui Arcigay), non vi sia stato problema a chiarirne meglio il significato e a ridescriverne i contorni reali.

Genova (e non Arcigay) non impone niente a nessuno. Si propone e l'ha fatto - IN ASSENZA DI UN COORDINAMENTO NAZIONALE LGBT PER I PRIDE" - alle ass.ni nazionali in prima istanza (un Pride Nazionale senza adesione delle ass.ni nazionali secondo noi ha poco senso anche se è una opinione... e sicuramente è la nostra di Crisalide, perché se Arcigay non può fare il "suo Pride", non lo si può fare neppure "contro Arcigay" per un motivo di cui dico dopo).

Quindi Genova è candidata al Pride Nazionale. Direi UNICA al momento, visto che non si è affatto deciso unitariamente che i pride sarebbero stati fatti tutti a Roma. Anzi, si decise di spostare di un anno Bologna per fare il pride a Roma nel 2007, poi Bologna nel 2008 e poi si sarebbe dovuto di nuovo discutere... ma non è accaduto. Peraltro dopo aver raggiunto accordo unitario di Roma 2007 e Bologna 2008, non abbiamo trovato particolarmente carino che Roma, nel 2008 abbia indetto il pride prima del nazionale, sapendo quanto sia il PRIMO, il Pride che ha più visibilità mediatica (OVUNQUE SI SVOLGA). Ho scritto "non è stato carino" perchè amo gli eufemismi.... Forse altri avrebbero scritto "un semi tradimento dell'accordo raggiunto (alla faccia della democrazia). Insomma, non vedo questa grande differenza tra l'assegnazione dell'Europride a Roma nel 2011 (cui diamo appoggio incondizionato) in assenza di avversari e la candidatura di Genova. Anzi ne vedo una: per gli Europride ESISTE UNA STRUTTURA INTERNAZIONALE CHE DECIDE, per l'Italia no e... guarda come noi genovesi siamo stronz*, abbiamo - nel proporci - immediatamente chiesto la costituzione di un coordinamento interassociativo esclusivo per i Pride (che non decida solo dove ma metta a disposizione le esperienze precedenti a chi subentra), E' nel nostro documento di presentazione. Perché? Per evitare questa tristezza a chi verrà dopo di noi.

QUESTIONE PRIDE A ROMA.

Le motivazioni addotte perché i pride si facciano sempre nella capitale, a mio parere denotano soltanto una scarsa conoscenza della storia italiana così peculiare, così diversa da quella di TUTTE le altre nazioni europee.

Non credo di dover far la storia di come sia nata l'Italia: a tavolino per mano dei Savoia.

Un'italia senza neppure una lingua comune e poi addottata anch'essa a tavolino.

I Pride in Italia si sono sempre fatti itineranti perchè la nostra è una tradizione di tante ex capitali regionali... Città importanti sparse ovunque. Altri paesi contano massimo 5 città (forse eccetto la germania) metropolitane, molte anche meno. In Italia è diverso: Milano è meno capitale di Roma? Firenze? Genova? Torino? Venezia? Napoli? Palermo? ecc.

Quindi ha un senso, il pride itinerante, in Italia per ragioni storiche. Da sole non basterebbero: in fin dei conti l'Italia è stata fatta ormai da tempo... Ma ci sono altre motivazioni: il pride itinerante porta ai cittadini di TUTTA Italia (cosa più importante dei palazzi, mi pare, dato che sono loro a fare l'opinione pubblica) le nostre istanze. Un'Italia che ancora parla diverse lingue e che ha spinte secessioniste non da poco al suo interno.

La seconda motivazione addotta per i Pride sempre a Roma è altrettanto traballante, a mio parere.

"A Roma c'è il potere politico e mediatico. Dobbiamo fare i Pride dove ci sono i Palazzi in cui si decide, altrimenti non incidiamo", sentiamo dire.

A parte che è sconvolgente sentire questi ragionamenti da associazioni decisamente più "movimentiste" della nostra... e che, nella mia povera testa, dovrebbero semmai andare verso la gente e non verso le stanze del potere (seppur solo a protestare e nei giorni in cui sono chiuse). Pride a Roma? Allora che sia di Mercoledì.... I palazzi sono aperti.

A parte questa considerazione, a me sembra così evidente la non veridicità di tali affermazioni che mi imbarazza persino fare esempi (tra moltissimi) che dimostrano il contrario di quanto affermato dogmaticamente. Genova 1960: manifestazione operaia fa cadere il Governo Tambroni. TAV: non parte grazie alle manifestazioni in loco organizzate dalla gente. Base di Vicenza: manifestazioni e proteste in loco hanno posto la questione della base Nato come questione nazionale di cui si sono occupate tutte le trasmissioni politiche radiotelevisive e tutti i giornali. Genova, G8... non ne voglio parlare perché sto male a pensarci ma tutti sappiamo che quella giornata sarà ricordata in tutto il mondo.

Stonewall, New York. Manifestazione contro abolizione Art. 18 a Roma... Perché metto anche Roma? Autorete? No... Perché furono i 2.000.000 (due milioni) di persone portate in piazza dalla CGIL a far desistere il Governo a portare avanti l'iniziativa, come i moti di Genova del '60 fecero cadere Tambroni.

Motivazioni che a me appaiono o un po' ignoranti (nel suo significato etimologico) o un po' "pelose".

Anche perché mi sembra che la questione "Pride a Roma" sia diventata l'unico appiglio concreto ad una disputa ideologica (che - senza sto cappellino - sarebbe incomprensibile a chi non è nel movimento e anche ben ben addentro) che non sto a raccontare avendo avuto il suo "epilogo"(?) nei "fatti di Bologna".

Scrivendo mi rendo conto che non sto facendo altro che ripetere quanto ho scritto PRIMA del documento di "Prato" sul Blog "Di Trans/Verso"... che arriva a porre questioni, domande, critiche che hanno già avuto una risposta almeno da una delle tre ass.ni promotrici (e che, penso di poter dire essere condivisa dalla maggior parte del Comitato, ma ne parleremo martedì).

Come si dice... Repetita Juvant.. Almeno lo spero.

C'è poi tutta la questione di rappresentatività presunta di Arcigay e del suo circuito commerciale. Non sta a me rispondere su questo argomeno. L'unica cosa che posso, anzi, devo dire, nel momento in cui abbiamo scelto di rivolgerci in primis ANCHE ad Arcigay (siamo in attesa di una risposta anche da altre Ass.ni Naz.li), è che, al di là del circuito commerciale, le sedi di Arcigay sono sparse in tutta Italia e queste non c'entrano con il circuito commerciale (se non per sovvenzionarsi).

Infine ed in ultimo. Dovremmo essere consapevoli di rappresentare persone che spesso hanno grandi problemi economici (sicuramente posso affermarlo per la componente trans del movimento, che - nel nome e nei fatti - non è di interesse primario per il Comitato Gay e Lesbico di Prato) ed i Pride itineranti sono l'unica opportunità possibile per queste persone di partecipare alla più importante manifestazione anche festosa, sicuramente socializzante del movimento. Non a caso, nel proporci per quest'anno, abbiamo anche scritto che auspichiamo per il 2010 un pride nazionale nel sud (personalmente penso a Catania dove da anni Open Mind, recentemente insieme ad Arcigay, organizza da sempre Pride con delle piattaforme rivendicative, a mio parere, fra le più interessanti in Italia .

Per noi inoltre, Pride a Genova, vuol dire anche Pride nelle regioni limitrofe che vorranno partecipare per andare verso un'idea (che lanciò TorinoPride, se non erro) di Pride interregionali... Nord, Centro, Sud, che consentano la partecipazione alla più ampia % della "nostra gente". Quella di cui ci si dimentica troppo spesso.

Mi permetto di invitare il Comitato Gay e Lesbico di Prato di leggere o rileggere il nostro primo documento programmatico, l'innovazione nei contenuti proposta (non ultima la definizione di Pride LGBTQI che ha delle motivazioni precise) con occhi liberati da pregiudizi ideologici. Il Comitato - o almeno le ass.ni (anche) Queer - potrebbe invece essere contento di vedere un Arcigay aperto alle questioni TQI, cosa inimmaginabile solo 10 anni fa, forse anche meno.

Concludo e ribadisco tre cose:

per le adesioni: comitato@genovapride.it
sito web (coming soon): http://www.genovapride.it
Primo documento del Comitato GenovaPride 2009
Considerazioni di Crisalide AzioneTrans sulla questione "Pride a Genova".

Il comitato gay e lesbiche di Prato critica il metodo dell'Arcigay per la scelta del Pride 2009 a Genova.

Salve a tutti/e/*. Ci presentiamo: siamo il Comitato Gay e Lesbiche Prato, associazione gay e lesbica operante a Prato da oltre due anni, formatasi grazie all’iniziativa del suo fondatore già attivo in altre realtà di Movimento GLBT in Toscana, ed oggi punto di riferimento della comunità gay e lesbica della nostra città e delle zone limitrofe.
In questi anni grazie alla collaborazione di uomini e donne omosessuali che hanno supportato a vario titolo le iniziative dell’associazione, il gruppo è cresciuto sia nel numero dei/delle partecipanti, sia nel numero e importanza degli eventi (culturali, ludici o più prettamente politici) che si sono realizzati nella nostra città. L’obiettivo primario che abbiamo perseguito è sempre stato quello di migliorare la qualità di vita di gay, lesbiche, trans, bisessuali di Prato e provincia lottando contro l’omofobia e il pregiudizio.

Abbiamo così cercato di creare occasioni di dialogo e di incontro tra la comunità gay e lesbica e la città favorendo la conoscenza reciproca e l’approfondimento di tematiche in Italia troppo spesso emarginate e distorte o addirittura strumentalizzate a fini politici.

Ebbene movimenti locali come il nostro in Italia ne esistono molti, che spesso con fatica e poche risorse, ma con grande determinazione cercano di lottare contro l’indifferenza dei politici, il pregiudizio della gente, le piccole o grandi discriminazioni che i gay, le lesbiche, i/le trans e i/le bisessuali si trovano ancora oggi a subire in questo Paese.

Oltre a queste associazioni sin dagli anni ‘80 in Italia è nato un gruppo che si è dato una organizzazione nazionale appoggiato dall’ARCI e gravitante all’interno del mondo politico della sinistra italiana. Tale associazione e cioè l’Arcigay, essendosi strutturata a livello nazionale ed avendo trovato il modo di finanziarsi attraverso una sorta di tesseramento praticamente obbligatorio da parte di tutti coloro che in Italia desiderano frequentare i cosiddetti locali gay (bar, circoli, saune, discoteche ecc.) senza il quale in questo paese il 90% dei locali sarebbe precluso, ha di fatto svolto un ruolo politico/istituzionale che sicuramente va oltre la reale rappresentatività di persone impegnate concretamente nell’associazione per conseguire gli obiettivi di lotta contro l’omofobia e per i diritti di gay, lesbiche e trans.

Insomma le migliaia dei cosiddetti soci di Arcigay non sono soci effettivi che partecipano all’attività dell’associazione, ma sono semplicemente le migliaia di gay che in Italia come in ogni altro paese dell’Occidente frequentano locali gay per svago, divertimento, incontri, sesso, tempo libero. Molti di loro sanno a malapena cos’è Arcigay, ma sono soci semplicemente perché questo è l’unico mezzo per poter accedere ai locali, che sono formalmente circoli privati Arcigay, ma di fatto sono semplici esercizi commerciali con fini di lucro.

Tali premesse sono importanti per capire alcune situazioni che si sono venute a creare ultimamente all’interno del Movimento GLBT italiano in modo sempre più evidente.

Le decisioni di Arcigay sulla scelta delle città italiane in cui far svolgere il Pride, sulle modalità di manifestazione e anche su alcuni indirizzi politici del Movimento, non sono stati condivisi e partecipati dal Movimento GLBT nazionale nel suo complesso, ma solo da Arcigay.

E’ ovvio che Arcigay possa prendere legittimamente le proprie decisioni e fare le proprie scelte, ma non può parlare a nome del Movimento GLBT italiano in quanto non ne ha la rappresentatività.

Il Comitato Gay e Lesbiche Prato, così come le altre associazioni e gli altri gruppi che operano in molte realtà locali in tutto il Paese, non sono state interpellate sulla scelta della città di Genova quale sede del Gay Pride Nazionale 2009.

A questo proposito la nostra associazione ha da sempre sostenuto che la sede ideale e “naturale” del Pride Nazionale fosse la città di Roma, capitale politica del Paese, posta al centro dell’Italia e sede del Vaticano.

La visibilità di una manifestazione di questo tipo nella Città Eterna e il conseguente impatto mediatico dovuto anche alla presenza delle principali reti televisive nazionali e delle testate giornalistiche più importanti sono di gran lunga maggiori che in qualsiasi altra città italiana. Solo questa motivazione giustificherebbe tale scelta, soprattutto in un momento politico come questo in cui i movimenti “scomodi” e portatori di valori e idee non “omologati” e sovente antitetici con quelli della Chiesa Cattolica e della Destra razzista e omofoba sono sempre più emarginati e far sentire la propria voce nel fracasso assordante del conformismo dilagante diventa sempre più prezioso e importante.

Peraltro l’esempio delle nazioni a noi più vicine ci conforta, dal momento che in tutti i principali paesi europei i Pride nazionali si svolgono ogni anno nella capitale con grande partecipazione di cittadini/e/* e con elevato impatto mediatico conseguente.

Ultimo aspetto da considerare, ma non di secondaria importanza, è il fatto che in Italia la capitale è anche situata al centro geografico del paese: ciò facilita la partecipazione da ogni regione sia del Sud che del Nord evitando possibili discriminazioni e disparità che potrebbero nascere per questo motivo e garantendo un afflusso di partecipanti sicuramente più cospicuo.

D’altra parte, come avviene in gran parte dei paesi europei, siamo favorevoli anche a Pride locali o regionali da decidere in comune accordo con le associazioni presenti sul territorio da tenersi in un paio di località di volta in volta diverse ogni anno. I Pride locali hanno certamente una loro validità, che è soprattutto quella di incoraggiare e stimolare le realtà gay, lesbiche, trans, bisessuali locali a crescere e a “venir fuori” sostenute da una associazione nazionale come Arcigay e da tante realtà locali come la nostra.

Portare le idee e i principi innovatori del Pride nella provincia può sicuramente aiutare tante persone omosessuali ancora “velate” a venir fuori e a sentirsi meno sole anche in realtà difficili o semplicemente periferiche. Nondimeno i/le cittadini/e/* di tali zone avrebbero un’occasione di conoscere gay, lesbiche, trans, bisessuali alla luce del sole contribuendo a far cadere pregiudizi e luoghi comuni purtroppo ancora presenti soprattutto nella provincia italiana.

Fatte queste considerazioni, il Comitato Gay e Lesbiche Prato intende sottolineare che il Pride Nazionale di Genova, indetto da Arcigay per il prossimo anno, se si farà, non è un Pride Nazionale ma è il Pride di Arcigay a cui potranno aderire altre associazioni se lo riterranno opportuno oppure potranno solo partecipare senza adesione o anche non partecipare affatto.

Come abbiamo detto, la decisione di Arcigay è stata presa senza contattare, per quanto ne sappiamo, alcun movimento, associazione, gruppo GLBT italiano; per questo non si può definire nazionale.

Tale aggettivo potrebbe essere usato qualora ci fosse stato un consenso di partenza se non di tutto, perlomeno di gran parte del Movimento GLBT italiano come ci si attende da ogni sistema democratico che si rispetti.

Come Comitato Gay e Lesbiche Prato ci teniamo a precisare questi aspetti, non per sminuire il ruolo di Arcigay in questo Paese o per rivalità di bottega, ma per rappresentare la realtà del Movimento GLBT italiano per quella che effettivamente è, e cioè una realtà plurale, ricca e variegata. Chi parla a nome del Movimento GLBT nazionale dovrebbe essere consapevole di questo, ricercando il consenso prima di prendere decisioni e non dopo, a cose fatte.

Saluti a tutti/e/*
COMITATO GAY E LESBICHE PRATO
www.gayelesbicheprato.it

mercoledì 1 ottobre 2008

Gay Pride 2009, incontro Vincenzi-promotori.

(Il Secolo XIX) Una delegazione del comitato promotore del Gay Pride 2009 (che si dovrebbe tenere a Genova), composta dalle associazioni Crisalide Azione Trans, Arcigay L’Approdo e ArciLesbica Le Ninfe, ha incontrato in mattinata il sindaco del capoluogo ligure, Marta Vincenzi: «L’incontro è stato molto positivo», ha fatto sapere un portavoce del comitato, anche se la data del corteo (il 13 di giugno) resta per ora invariata.

Secondo quanto spiegato, la «Vincenzi ha espresso una grande attenzione per le istanze lesbiche, gay, bisessuali e transgender e ha dato la disponibilità del Comune per lavorare assieme nella costruzione di un percorso che porti alla realizzazione di una grande manifestazione nazionale».

Alla richiesta di spostare la data proposta per il corteo, a causa della coincidenza con le celebrazioni cattoliche del Corpus Domini, ha risposto Riccardo Gottardi, segretario nazionale Arcigay: «Si tratta di una decisione che deve essere frutto di un confronto collettivo che coinvolgerà il movimento Lgbt (lesbiche, gay, bisex e transgender, ndr) nazionale e la comunità genovese. Fra i fattori esterni che potrebbero determinare uno spostamento c’è anche la possibile coincidenza con le elezioni Europee. Sino a che non ci sarà un consenso comune su questa modifica, lasceremo il 13 giugno 2009 come data proposta. Restiamo disponibili a discutere civilmente con gli organizzatori della concomitante processione del Corpus Domini i termini migliori per un sereno svolgersi di entrambi gli eventi».

venerdì 19 settembre 2008

Arcigay "La sfilata non sarà una provocazione". Mancuso: non siamo contro la Chiesa.

(La repubblica, edizione di Genova) "Per noi l´obiettivo non è fare qualcosa contro la Chiesa, ma dialogare con la Chiesa; è chiaro che se da parte ecclesiale ci saranno attacchi, noi risponderemo. Ma per il momento ci attestiamo alla posizione che ha espresso il cardinale Bagnasco, e io ripeto che vorrei incontrarlo, così come si è potuto fare con i vescovi di altre città": Aurelio Mancuso, presidente nazionale di Arcigay, ribatte così alle accuse di don Marco Doldi sulla scelta di Genova come sede del Gay- Pride come una vera e propria provocazione verso i credenti e soprattutto la Chiesa, visto che questa è la città del presidente della Cei. E per quanto riguarda la data finale del Gay Pride, chiarisce che si tratta solo di una scelta indicativa, in attesa di certezze sulle elezioni europee. «Don Doldi si vada a leggere il numero di giugno di "Argomenti sociali", la rivista dei gesuiti - dice Mancuso - Si parla della ricerca svolta dal gruppo di bioetica dei gesuiti che conclude come le unioni civili omosessuali siano positive per la società...». E la scelta di Genova, aggiunge, è stata fatta considerando che si tratta di una grande città dove però il movimento omosessuale è ancora poco alla luce; «che a Genova c´é Bagnasco, in verità, ce ne siamo ricordati soltanto dopo». Sabato e domenica a Bologna il consiglio nazionale di Arcigay discuterà anche dell´evento genovese, per cui è già partita la macchina organizzativa.

Genovapride. La sindaca: "Alla sfilata senza la fascia tricolore".

Il "Cittadino" aveva denunciato il rischio di "messaggi pornografici e blasfemi" nel corso della manifestazione. Mancuso: Non siamo conotro la chiesa.
(Wanda Valli - La Repubblica, edizione di Genova) Gay Pride ancora sotto accusa. Questa volta è il "Cittadino", settimanale della Curia, con monsignor Marco Doldi a preoccuparsi per "messaggi pornografici e blasfemi" che potrebbero arrivare dalla sfilata. A turbare, per esempio, bambini e famiglie. Per evitare il tutto, "in nome della laicità" devono essere le autorità a intervenire, suggerisce. Marta Vincenzi, il sindaco di Genova, giudica le critiche "troppo severe" verso chi, per un giorno, porta in pubblico l´orgoglio di una condizione comunque difficile. Lei preferisce rifarsi a quanto ha detto il cardinale Bagnasco, sul "Gay Pride", parole che lei giudica "il punto più alto raggiunto dalla Chiesa nel dialogo", una manifestazione di vera laicità. E ricorda: «non sarò al Gay Pride come Sindaco, valuterò che fare come persona privata, così come il Comune deciderà sul patrocinio solo dopo aver esaminato bene il programma». Poi annuncia un incontro, sulla data della sfilata, con il presidente nazionale di Arcigay.

Sindaco Marta Vincenzi, monsignor Doldi invita le autorità laiche a vigilare su eventuali "messaggi blasfemi" che potrebbero arrivare dalla sfilata. Vigilerete?
«Intanto le autorità locali non hanno il potere di autorizzare o meno manifestazioni, spetta a altri. Non sarebbe un buon approccio se il sindaco esprimesse la sua valutazione».

Ma lei ha già annunciato che parteciperà al Gay Pride.
«Vorrei fosse ben chiaro che un conto è la figura del sindaco, con le sue scelte, un conto è la persona».

Marta Vincenzi, sindaco di Genova che ha accolto il Papa al Gaslini con l´orgoglio di un laico rispettoso, che farà?
«Non andrei mai a questa o a altre manifestazioni con la fascia tricolore, così come la nostra amministrazione deciderà sul patrocinio vedendo che tipo di sfilata sarà, visto che i Gay Pride, negli anni, sono stati diversi. Tornando al ruolo di sindaco, sono presente con la fascia quando, in occasioni anche religiose come il Corpus Domini, so di rappresentare un punto di equilibrio per la città. Così accade il 25 Aprile che riconosce e celebra la Costituzione, a partire dal fatto che la nostra è una repubblica antifascista. Valori in cui credo profondamente e sono orgogliosa di rappresentare Genova, città medaglia d´oro della Resistenza. Il Gay Pride è altro, è una manifestazione laica, valuterò come persona che ha le sue idee, le sue convinzioni».

Le critiche di monsignor Dondi, arrivano dopo le parole molto pacate del cardinal Bagnasco, il presidente della Cei.
«Ho molto apprezzato la posizione del cardinale, è stato il punto più alto del dialogo con una Chiesa che non rinuncia al suo ruolo, ma con un atteggiamento aperto. E´ una posizione laica e a questa mi ispiro per l´atteggiamento che avrà il Comune».

Ma quelle critiche, il timore che bambini possano assistere a spettacoli indecenti e il resto, rimangono.
«Mi sembrano un po´ troppo severe, forse perché ho vissuto in passato periodi in cui ho provato a difendere diritti negati. E spesso, quando si fa questo, si usano forme folcloristiche per attirare l´attenzione. Non si deve dimenticare che chi è omosessuale ha comunque problemi, deve fare i conti con un qualcosa che segna la vita, non a caso. E allora prendersela con chi, per un giorno tira fuori l´orgoglio senza vantarsi, ma senza nascondersi, ecco non mi trova in sintonia».

Si chiede, però, di non far sovrapporre la sfilata con la festa cattolica del Corpus Domini. E´ d´accordo?
«Mi pongo il problema di Genova che deve accogliere istanze diverse, mi muoverò, chiederò agli organizzatori del Gay Pride di essere all´altezza delle posizioni espresse dal Comune e dal cardinal Bagnasco. Lo farò i nome dei diritti sanciti dalla Costituzione che vieta qualsiasi discriminazione in base al sesso. La distanza tra la Costituzione e la vita per gli omosessuali è ancora ampia, se la manifestazione di Genova non sarà turbata da critiche troppo accese, sarà un bene per tutti».

Il 13 giugno, potrebbe essere anche il giorno del voto europeo. In quel caso?
«Non si può, si priverebbero i cittadini di un loro diritto, troveremo altre formule, a giorni incontrerò il presidente nazionale di Arcigay, Mancuso, discuteremo insieme».

giovedì 18 settembre 2008

Arcigay in assemblea decide sul Pride di Genova.

(Il Secolo XIX) Sabato 20 e domenica 21 settembre a Bologna, presso l’Hotel Unaway di Piazza Costituzione, si riunirà il consiglio nazionale di Arcigay, l’organismo che rappresenta i quasi cinquanta comitati provinciali e tutte le espressioni politico-culturali di Arcigay. «All’ordine del giorno - ha spiegato Aurelio Mancuso, presidente nazionale Arcigay - l’analisi dell’attuale situazione politica e sociale del paese, la predisposizione di nuove campagne per la promozione sociale delle coppie gay e lesbiche, di lotta contro l’omofobia dilagante, di azioni rivolte alla salute e alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili».

«Di particolare importanza - ha continuato Mancuso - sarà il confronto sull’unità del movimento Lgbt (lesbico, gay, bisessuale, transgender) e la proposta di nuovi strumenti di azione comune. Arcigay sta inoltre procedendo ad una riforma organizzativa interna, che in questa fase sta attuando la messa in rete di tutti i comitati con nuovi strumenti informatici per la gestione del tesseramento e dell’attività associativa. Il consiglio nazionale discuterà, infine, la proposta di tenere il Pride nazionale 2009 a Genova, consapevole - ha concluso il presidente nazionale Arcigay - che all’entusiasmo delle associazioni locali, va associata un’ampia condivisione di tutto il movimento Lgbt italiano».