giovedì 18 settembre 2008

Arcigay in assemblea decide sul Pride di Genova.

(Il Secolo XIX) Sabato 20 e domenica 21 settembre a Bologna, presso l’Hotel Unaway di Piazza Costituzione, si riunirà il consiglio nazionale di Arcigay, l’organismo che rappresenta i quasi cinquanta comitati provinciali e tutte le espressioni politico-culturali di Arcigay. «All’ordine del giorno - ha spiegato Aurelio Mancuso, presidente nazionale Arcigay - l’analisi dell’attuale situazione politica e sociale del paese, la predisposizione di nuove campagne per la promozione sociale delle coppie gay e lesbiche, di lotta contro l’omofobia dilagante, di azioni rivolte alla salute e alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili».

«Di particolare importanza - ha continuato Mancuso - sarà il confronto sull’unità del movimento Lgbt (lesbico, gay, bisessuale, transgender) e la proposta di nuovi strumenti di azione comune. Arcigay sta inoltre procedendo ad una riforma organizzativa interna, che in questa fase sta attuando la messa in rete di tutti i comitati con nuovi strumenti informatici per la gestione del tesseramento e dell’attività associativa. Il consiglio nazionale discuterà, infine, la proposta di tenere il Pride nazionale 2009 a Genova, consapevole - ha concluso il presidente nazionale Arcigay - che all’entusiasmo delle associazioni locali, va associata un’ampia condivisione di tutto il movimento Lgbt italiano».

Il giornale della Curia: "Gay Pride anticlericale".

Il preside di Teologia: "Meeting anticlericale, un´offesa ai credenti". Affondo del "Cittadino" contro la manifestazione in programma il 13 giugno, in coincidenza con il Corpus Domini. Gli organizzatori: "La data non si cambia".

(Donatella Alfonso - La Repubblica, edizione di Genova) La Chiesa genovese torna a prendere posizione sul Gay Pride, chiamando gli enti locali a vigilare per prevenire ogni offesa che venga da "messaggi pornografici e blasfemi", scrive sul Cittadino monsignor Doldi, preside della facoltà di teologia, ma anche paventando che la scelta di Genova sia mirata in senso anticlericale.

Questo mentre Arcigay e le altre associazioni organizzatrici dell´evento insistono che la data del 13 giugno non verrà spostata se non per le possibili elezioni europee; e insistono a chiedere in tempi brevi incontri con la sindaco Vincenzi e i presidenti di Regione e Provincia a cui chiederanno il patrocinio. La posizione ecclesiale viene riassunta nell´editoriale che pubblica oggi "Il Cittadino" il settimanale della Curia, firmato da monsignor Marco Doldi, preside della sezione genovese della facoltà teologica.

La Chiesa di Genova, spiega Doldi, non ha lanciato «nessuna crociata» contro l´annunciato Gay Pride, nè «condanna o emarginazione per la persona che si trova nella condizione omosessuale». Semmai è il Gay Pride ad avere «una marcata impronta anticlericale e quindi un´offesa ai credenti», mentre una serie di coincidenze, in primo luogo la decisione di organizzare la sfilata dell´orgoglio omosessuale nel giorno della processione del corpus Domini, indicherebbe la scelta di attaccare deliberatamente la Chiesa. Parole dure, quello di monsignor Doldi, conosciuto per essere un religioso di estremo rigore.

Che esprime anche la preoccupazione per «i messaggi pornografici e blasfemi» che verrebbero dalla sfilata. A questo proposito e pensando anche alla tutela dei bambini, Doldi afferma che «in nome della laicità le autorità hanno il dovere di prevenire ogni offesa in tal senso» ed «il diritto dei gay dovrà essere compatibile col diritto naturale dei genitori di educare i figli alla propria identità sessuale».

Ma Doldi va più in là e mette in fila alcune coincidenze che, a suo dire, segnalano un´ostilità dei promotori del Pride contro la Chiesa. «Il Gay Pride fissato ad un anno dalla visita del Papa»; «le sigle che si opposero a quella visita sono le stesse che ora sostengono il Pride»; «la data scelta è quella del Corpus Domini», oltre al fatto che «Genova è la sede del Presidente dei vescovi italiani» e chiede: «Forse che attraverso di lui, si vuole colpire la Chiesa italiana?».

Una posizione che mostra molti sospetti e soprattutto molta meno disponibilità al dialogo di quanto già espresso proprio dall´arcivescovo Bagnasco, al quale peraltro i dirigenti di Arcigay vorrebbero chiedere un incontro. «Ma per ora stiamo aspettando di poter incontrare la Vincenzi e i presidenti di Regione e Provincia» spiega Francesco Serreli, presidente di Arcigay Genova, che ha già avviato contatti con gli assessorati alla cultura e alle pari opportunità dei tre enti: in gioco la richiesta di patrocinio del Pride.

Per quanto riguarda la data indicata, i promotori confermano che decideranno di cambiarla solo se ci sarà la certezza o comunque una probabilità molto forte che il 14 si vada a votare per l´europarlamento. E di tutte le polemiche nate intorno al Pride genovese, e anche delle iniziative da avviare, si discuterà a Bologna nel fine settimana, con la segreteria nazionale di Arcigay che si riunirà il 20 e il 21